Milan, Cardinale: “I miei partner sono i tifosi. Vogliamo vincere ogni anno”

ll proprietario del Milan, efounder e managing partner di RedBird Capital, Gerry Cardinale ha parlato dal palco del Qatar Economic Forum di Bloomberg.

Ad oggi, qual è lo stato del fare business nel mondo dello sport?

“Usando una sola parola, “bolla”. Ma “bolla” non gli rende pienamente giustizia, ci sono gran pezzi di proprietà intellettuali che hanno intrinsecamente molto valore, con una quantità incredibile di capitale, capitale “nuovo”, che li “insegue”. Molta gente quando pensa all’investimento nello sport si riferisce al comprare una squadra, e questa secondo me è la parte più complicata di fare affari in questo ecosistema. Ci sono tanti modi fantasiosi di investire in questo mondo senza andare ad acquisire, sia in maggioranza che in minoranza, squadre: bisogna puntare alla monetizzazione della proprietà intellettuale che gira intorno e che queste squadre rappresentano”.

Quando pensi al Milan e a quello che hai imparato fino ad oggi cosa trovi di nuovo rispetto alla tua esperienza decennale nel mondo degli investimenti sportivi?

“In questi anni da proprietari del Milan abbiamo esperito quello che ci aspettavamo. Ma conoscerlo teoricamente e viverlo in prima persona, sulla tua pelle ha delle differenze. Dico questo perché i nostri “partner” nell’AC Milan sono i tifosi e prendo molto sul serio questa cosa. In America i proprietari di squadre e club non hanno questo tipo di “partnership”, ma nel calcio europeo è qualcosa che devi prendere sul serio. Nel calcio italiano devi prenderlo molto sul serio, io lo faccio. C’è un’opportunità qui, almeno nella nostra tesi di investimento, per professionalizzare il modo in cui vengono gestite queste cose. Non si tratta più di “hobby per gente ricca”, ora vedi che il capitale istituzionale è attratto da queste situazioni perché si tratta di attività multimiliardarie di intrattenimento per eventi dal vivo. Devi avere un equilibrio. I tifosi ovviamente vogliono vincere sempre. L’ironia nello sport è che se vinci ogni anno rendi la competizione meno interessante. L’elemento umano e la sua imprevedibilità è quello che rendono queste cose così preziose. Ma in ogni caso è ovvio che parti sempre per vincere il campionato, per arrivare il più lontano possibile nella competizione.

Per fare questo devi trovare equilibrio tra l’obiettivo a breve termine di vincere ogni anno e l’obiettivo a lungo termine della sostenibilità e la consistenza nel ridurre la volatilità e la variazione della performance. Queste cose non devono portare solo a un introito, ma dovrebbe invece aumentare il flusso di cassa. Reinvesti il flusso di cassa per migliorare la squadra e vincere. È un circolo virtuoso, non differente da quello che succede in ogni altra azienda. Solo che qui ogni tanto l’emozione prende il sopravvento, ed è qui che la cosa migliore che possiamo fare per amministrare questa risorsa per l’Italia e per i tifosi, è assicurarci di prepararla per un successo a lungo termine. Poi è ovvio che vogliamo vincere ogni anno. Non siamo mai stati un azionista di maggioranza di una realtà sportiva così grande prima d’ora. Di certo gli abbiamo girato attorno, come con gli Yankees o i Cowboys, ma questo fa parte del processo di apprendimento”.

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