Questa settimana il mondo del giornalismo locale è stato colpito da una notizia che scuote il cuore: se n’è andato un cronista che aveva fatto della sua professionalità e della sua passione per lo sport un vero e proprio marchio di fabbrica.
Classe del 1977, un volto noto tra le tribune, una voce attenta e discreta, capace di raccontare con umiltà non solo partite, ma intere comunità. Il suo rigore professionale, unito alla spiccata sensibilità umana, lo avevano trasformato in punto di riferimento per squadre locali e tifosi. Sempre presente nel cuore della Valle del Belbo, silenzioso ma efficace, il suo lavoro ha lasciato un’impronta profonda: penna, taccuino e tifo genuino non mancavano mai, così come l’ascolto sincero delle storie dei protagonisti.

Il suo approccio, lontano dagli eccessi delle cronache mainstream, suggeriva un giornalismo fatto di equilibrio e dedizione. Niente grancassa, ma uno sguardo capace di cogliere l’anima di ogni partita, di ogni atleta, di ogni dirigente. Molti ricorderanno la sua capacità di raccogliere battute, confessioni, aneddoti, restituendo al lettore l’emozione di un derby, il valore di una vittoria, la tenacia di una sconfitta. Una figura che riusciva a intrecciare sport e comunità per restituire un racconto che fosse autentico e autenticamente radicato nel territorio.
Muore a soli 48 anni: addio a Elio Merlino
Ora però bisogna mettere un nome e rendere omaggio: si tratta di Elio Merlino, cronista de L’Ancora e voce appassionata dello sport nella Valle Belbo. Merlino si è spento venerdì 4 luglio, a soli 48 anni, nella sua Nizza Monferrato, travolto da una tragedia che ha lasciato sgomento colleghi e tifosi. Il sindaco e assessore regionale Marco Gabusi lo ha ricordato con parole cariche di affetto: “Un ragazzo semplice e genuino, con una passione autentica per lo sport”. È proprio in questa genuinità che il giornalista ha costruito il suo percorso: sempre presente in tribuna, scrupoloso nella preparazione, rispettoso con tutti.

Era conosciuto soprattutto per la copertura del calcio dilettantistico e dei tornei di pallapugno, discipline di nicchia che avevano trovato in lui un cantore unico. Il suo stile si distingueva per l’attenzione al dettaglio umano, il rispetto per i protagonisti, la scrittura sobria ma efficace. Non si limitava a annotare risultati: dialogava, chiedeva, raccontava. Tanto che molti lo consideravano quasi un compagno di squadra, partecipi nelle emozioni del campo. A ricordarlo oggi ci sono colleghi de L’Ancora, imprenditori, tifosi, atleti: una comunità intera che si stringe intorno alla famiglia – la mamma e la zia – a cui si uniscono le condoglianze di Gazzetta d’Alba. Il funerale non è ancora stato fissato, ma è già certa la volontà di riservargli un ultimo saluto sentito, in un luogo simbolico per la Valle Belbo, tra tribune e spogliatoi, perché Merlino era questo: la voce di uno sport vivo, quotidiano, fatto di storie piccole e grandi.






