Tadej Pogacar, quattro Tour de France vinti a soli 26 anni, sembra un campione in crisi e le ultime notizie non fanno che aumentare i dubbi.
Il Tour de France è la corsa che ogni ciclista sogna di vincere almeno una volta nella vita. Non è solo una gara, ma il simbolo stesso del ciclismo mondiale, un evento che da più di un secolo mette alla prova resistenza, talento e forza mentale.

Campioni come Jacques Anquetil, Eddy Merckx, Miguel Indurain o più recentemente il compianto Marco Pantani hanno costruito la propria leggenda proprio sulle strade francesi. Eppure Tadej Pogacar, che questa leggenda l’ha già scritta conquistando quattro edizioni, oggi non sembra riuscire a trovare pace.
Pogacar protagonista in negativo
Il campione sloveno è considerato da tutti un talento puro, forse il più completo della sua generazione. A 26 anni ha già dimostrato di essere capace di dominare le salite, di resistere nelle cronometro e di gestire i momenti più complicati con una lucidità sorprendente. Però, paradossalmente, è proprio adesso che appaiono le prime crepe. Pogacar appare spento, quasi depresso, e nelle ultime settimane ha lasciato intendere che pensa già al momento del ritiro. Frasi che hanno colpito tifosi e appassionati, perché sentir parlare un campione nel pieno della carriera di lasciare la bici non è cosa di tutti i giorni.
Infatti, se da un lato la sua carriera sembra inarrestabile, dall’altro c’è un malessere che traspare chiaramente. Pogacar non riesce a nascondere un certo disagio, come se il peso delle aspettative e delle responsabilità fosse diventato troppo grande. E a complicare il quadro è arrivata una notizia che scuote il suo ambiente più vicino, quello della UAE Team Emirates, la squadra di cui è leader indiscusso.

Proprio mentre si corre la Vuelta, infatti, è emerso che la storia tra Juan Ayuso e la UAE (squadra di Tadej Pogacar) si chiude in malo modo. Il giovane ciclista spagnolo, talento emergente e fino a oggi considerato una delle promesse più importanti del team, ha rilasciato dichiarazioni pesantissime prima della partenza della tappa odierna. Ha parlato della gestione della squadra definendola “simile a una dittatura”, un attacco diretto e durissimo verso la dirigenza che lascia intendere un malessere radicato e non improvvisato.
La notizia è stata confermata ufficialmente: il rapporto tra Ayuso e la UAE è terminato, e questo già da lunedì, quando è stata comunicata la decisione. Lo spagnolo ha però voluto chiarire che era stato concordato di annunciarlo soltanto alla fine della Vuelta, scelta che evidentemente non ha condiviso, tanto da rompere il silenzio con parole che non lasciano spazio a interpretazioni.
Per Pogacar questa vicenda rappresenta un ulteriore peso sulle spalle. Perché vedere il compagno di squadra e connazionale di tante corse lasciare il team in questo modo significa fare i conti con un ambiente che non è così solido come si pensava. E per uno come lui, che già manifesta pensieri cupi sul futuro, il colpo rischia di essere pesante. La sensazione è che il campione sloveno stia vivendo una fase complicata, non tanto per le gambe, quanto per la testa. E questa volta non bastano le maglie gialle già conquistate a riportargli il sorriso.






