La fine del mondo è sentire parlare ogni giorno di stage, di buchi da trovare nel calendario, tempo perso e parole in libertà.
In fondo, era già previsto che avrebbero fatto i dibattiti e anche i sondaggi su “è giusto fermare il campionato per una giornata oppure no?”. Perdita di tempo esclusivamente italiana.
Dobbiamo battere l’Irlanda del Nord per poi sfidare una tra Galles e Bosnia, mica dobbiamo fare l’arrampicata dell’Everest a piedi nudi. Se non fossimo capaci di chiudere quella pratica, non una passeggiata di salute ma assolutamente alla portata dell’Italia, potremmo chiudere baracca e burattini. Sarebbe impossibile parlare di Nazionale, riforme, retrocessioni e promozioni rivisitate.
Piuttosto bisognerebbe chiudersi in uno sgabuzzino e restare in silenzio per quattro mesi abbondanti. Invece, avevate dubbi?

Le parole di Gravina
Gravina si preoccupa di mettere le mani avanti sottolineando che non esiste una norma in grado di sollevarlo dall’incarico in caso di non qualificazione al prossimo Mondiale. “Ci andremo. Ma se non dovesse accadere, nessuno potrebbe dirmi di lasciare la poltrona perché siamo rimasti a spasso”. Il senso è questo: nulla di nuovo, l’ennesima conferma, eppure sono strafalcioni sulla comunicazione che non commetterebbero anche in un corso serale per principianti.
Lazio, miracolo Sarri
Ci sono allenatori che parlano e ce ne sono altri che fanno i fatti. I 18 punti e i 7 clean sheet di Maurizio Sarri in casa Lazio sono un miracolo assoluto, se ne avesse fatti 10-12 nessuno avrebbe potuto fiatare. Nell’ordine: a) ha trovato lo stesso organico della scorsa stagione con un anno in più (appunto) e qualche scontento tra promesse non mantenute e desiderio insoddisfatto di andar via; b) ha firmato dopo che il mercato della Lazio era stato bloccato con una pec ufficiale una settimana prima; c) ha avuto quasi più infortuni che calciatori a disposizione; d) ha dovuto leggere dichiarazioni sul black out estivo quando il silenzio sarebbe stato di platino; e) mentre stava affrontando e battendo il Lecce c’erano circa 20 mila tifosi in protesta che avevano deciso di non entrare allo stadio.
Potrei continuare fino alla lettera “z”, aggiungo la “f”: sarebbe il caso di comunicargli se potrà agire sul mercato, visto che ne ha parlato almeno cinque volte in conferenza senza alcun tipo di risposta. È più importante quel passaggio, in nome della chiarezza, piuttosto che un comunicato per chiarire alcune dichiarazioni sulla qualità degli arbitri nell’immediato post partita di Inter–Lazio.
Italiano-Fabregas: grande bellezza
Ma quando una stagione è normale, meglio collezionare fatti piuttosto che parole senza un significato. Ci sono due allenatori che non hanno intenzione di fermarsi: Vincenzo Italiano e Cesc Fabregas stanno onorando il loro credo, il mercato, la coerenza e la voglia di stupire. Il Bologna è bello, bellissimo, perché gioca un calcio stupendo e super organizzato, al punto da potersi permettere qualsiasi tipo di rotazione (ne escono quattro e ne entrano altri quattro) senza che il concerto abbia la minima stonatura, i livelli restano altissimi.
Il Como, è vero, ha investito tanto ma con competenza e acquistando stoffa su misura per un sarto come Fabregas. Anche questo è stile, una roba che consente di avere un ritorno assicurato. E mentre la Juve si interroga sulle operazioni estive, sul lago sono così felici che si preparano a riaprire la cassaforte per avere lo stesso piacere. Fabregas c’era a giugno e c’è adesso, Spalletti non c’era a giugno perché la fiducia in Tudor era totale, nessuno doveva permettersi di discuterlo. Forse, senza forse, la differenza è anche (soprattutto) questa.






