L’infortunio della Val di Fassa ancora aleggia sulle spalle di Brignone. Da aprile la campionessa ha lottato come un leone, ma l’annuncio è sconvolgente.
La stagione di Federica Brignone sembrava essersi fermata bruscamente nella scorsa primavera, in uno di quei momenti che nello sci alpino segnano uno spartiacque netto tra il prima e il dopo. Durante una gara dei Campionati Italiani, una caduta improvvisa ha trasformato un inizio di stagione già storico in un incubo sportivo e umano. Gli accertamenti medici hanno subito chiarito la gravità della situazione: frattura della gamba, coinvolgimento osseo complesso e un quadro clinico che avrebbe imposto, nella migliore delle ipotesi, mesi di stop e un recupero delicatissimo. Per una campionessa reduce da una stagione di altissimo livello, culminata con la vittoria della Coppa del Mondo, il colpo è stato durissimo. Non solo per l’impatto fisico, ma per ciò che quell’infortunio rappresentava simbolicamente. Il rischio concreto di vedere compromesso il grande appuntamento della carriera, le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026, disputate in casa. Nei primi giorni dopo l’operazione, l’obiettivo non era più la pista, ma tornare a camminare senza dolore, recuperare stabilità, forza e fiducia.

Il percorso riabilitativo è stato impostato con estrema prudenza, senza forzature. Lo staff medico della FISI, insieme ai professionisti che seguono Brignone da anni, ha scelto una linea chiara: nessuna scorciatoia, nessun rientro anticipato, ascoltando il corpo prima del calendario. Le preoccupazioni non sono mai mancate, anche in ambito familiare, perché una frattura di questo tipo, per uno sciatore, non è solo un ostacolo temporaneo, ma un test sulla tenuta futura dell’atleta. In quei mesi, il silenzio e il lavoro quotidiano hanno sostituito i riflettori. Lontana dalle gare, la Brignone ha costruito il suo ritorno un passo alla volta, trasformando un infortunio gravissimo in una sfida personale che andava oltre lo sport.
Gioia Brignone: il recupero lampo, la conferma olimpica e l’onore del tricolore
A distanza di mesi, la notizia che nessuno osava dare per scontata è diventata ufficiale. Federica Brignone tornerà a gareggiare e sarà presente alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. Non solo, perché la campionessa valdostana è stata scelta come portabandiera per la cerimonia di apertura a Cortina d’Ampezzo, insieme a Amos Mosaner. Un riconoscimento che va oltre i risultati sportivi e che premia la forza mostrata nel momento più difficile. A confermare il rientro è stato il presidente del CONI, Luciano Buonfiglio, che ha raccontato l’emozione del momento: “Federica Brignone stamattina mi ha confermato che, dai test fatti, sarà in gara con tutto il suo entusiasmo, il suo orgoglio e la sua determinazione”. Parole che certificano un recupero definito dallo stesso Buonfiglio come una prima, simbolica vittoria: “La prima medaglia l’abbiamo già vinta”.

Per Brignone, la scelta come portabandiera rappresenta la chiusura di un cerchio iniziato il giorno dell’infortunio. È il sogno che si realizza. Dal giorno dell’infortunio è stata la motivazione per lottare e rialzarmi – ha spiegato la sciatrice, visibilmente emozionata. Un ruolo che la pone al centro della spedizione azzurra, non solo come atleta, ma come esempio. A Milano, invece, il tricolore sarà affidato a Arianna Fontana e Federico Pellegrino, completando un quartetto di portabandiera che racconta storie diverse ma unite dallo stesso filo: la resilienza. Le Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 diventano così il palcoscenico di una rinascita, con Federica Brignone pronta a tornare là dove tutto sembrava perduto, questa volta non solo per competere, ma per guidare un intero Paese sotto la bandiera italiana.






