Il Barcellona non si arrende: guerra totale alla UEFA per la Superlega

La Superlega dei grandi club europei resta motivo di aspra contesa tra la UEFA e alcuni club, tra gli irriducibili c’è il Barcellona

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Il Barcellona, solo contro la UEFA sulla vicenda Eurolega (Getty Images)

Se da una parte il presidente della UEFA minaccia i club dissidenti, in particolare Real Madrid, Barcellona e Juventus, di pugno di ferro e sanzioni, dall’altra la federazione europea sembra volere tendere una mano dopo le liti della scorsa stagione.

Il Barcellona contro la UEFA

Ma i club irriducibili si confermano tali. Proprio ieri Aleksander Ceferin, presidente della UEFA, aveva dichiarato che un Mondiale ogni due anni era inconciliabile con un calendario già molto affollato e controindicato agli interessi dei Club. Ceferin, per altro, aveva definito la Superlega “un attentato alla stabilità e alla credibilità del calcio europeo”.

La risposta da parte del Barcellona non si è fatta attendere. Il presidente del club blaugrana Joan Laporta ha dichiarato che “il progetto della Superlga è ancora vivo e che realizzarlo è solo una questione di tempo”.

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Joan Laporta, residente del Barcellona (Getty Images)

Le parole di Laporta

Parlando con il canale televisivo spagnolo Esport 3 Laporta ha dichiarato che anche se alcuni club hanno apparentemente rinunciato al progetto, la Superlega è ancora un argomento di attualità: “”Il progetto è vivo – dice il presidente del Barça – i tre club che difendono il progetto stanno vincendo tutte le cause in tribunale. La UEFA non può fermarlo, e la pressione sui club inglesi, che erano quelli dietro i piani iniziali, non ha sortito alcun effetto. L’interesse c’è ed è comune. Si è fatta molta confusione ma non ho dubbi che alla fine il progetto si concretizzerà”.

Laporta ha indirettamente attaccato anche il Paris Saint Germain che alla Superlega non ha mai aderito: “Il Fair Play finanziario dovrebbe valere per tutti, o non deve esistere per nessuno. Noi abbiamo rinunciato a Neymar in considerazione di vincoli economici che abbiamo deciso di rispettare. L’offerta c’era e il giocatore voleva tornare. Ma non era sufficiente…”

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