ESCLUSIVA SI Costinha avvisa l’Inter: “Conceição sa come ribaltarla”

Tutto in una notte: domani alle 21:00 l'Inter scenderà in campo contro il Porto, per la sfida di ritorno degli ottavi di finale di Champions League. Si riparte dall'1 a 0 dell'andata per la Beneamata, firmato Lukaku

Ai microfoni di SPORTITALIA è intervenuto l'ex centrocampista Costinha, campione d'Europa e del Mondo con i Dragoes nel 2004, ai tempi in cui sulla panchina portoghese sedeva Josè Mourinho. Con lui abbiamo parlato del big match di domani, ma anche di alcuni ricordi legati all'attuale tecnico della Roma.

L'Inter arriva ad Oporto dopo una brutta caduta. Che squadra ti aspetti?

"Conosco Simone Inzaghi, credo che dopo la sconfitta di La Spezia non sia affatto contento per come la sua squadra, nonostante le tante occasioni create, abbia perso. Sarà un'Inter arrabbiata. Ma dopo l'andata è rimasto un dubbio, una sensazione".

Quale?

"Che il Porto sia stato migliore. Lukaku è stato bravo a sfruttare la sua occasione a differenza dei giocatori di Conceição, inoltre c'è stata l'espulsione di mezzo. Insomma, se il Porto gioca con la stessa intensità e mentalità, se mette in campo la stessa voglia di fare bene, credo che possa mettere in grossa difficoltà l'Inter. Che per contro, con il contropiede potrà mettere in ghiaccio la qualificazione in qualsiasi momento".

Ti aspetti un atteggiamento diverso dalla squadra di Conceição domani?

"Il Porto ha bisogno di vincere, dovrà uscire più del solito dalla sua organizzazione difensiva, ha la possibilità di ribaltarla. L'Inter non penso che andrà all'attacco a testa bassa, cercherà invece di sfruttare i contropiede. Sarà una partita bellissima".

A proposito di Conceição: che ne pensi di lui?

"Sergio è un bravo allenatore, uno dei migliori fra quelli emergenti. Quando vedi la sua squadra, non vedi paura, i suoi non aspettano l'avversario. Lui dà motivazioni extra alla squadra, non gli importa se un giocatore sia costato 20 milioni o 1 soltanto: se rientra nella sua idea di gioco, gli dà grande fiducia. Fa vedere a tutti che chi merita, riceve".

Lo vedresti in Italia un domani, magari proprio all'Inter?

"Pensavo che sarebbe andato all'estero la scorsa estate, dunque mi aspetto che a fine stagione possa succedere. magari andando proprio in Italia, chissà. Certo, il Porto non ne sarebbe contento, perché sta costruendo lui questa squadra".

Un altro allenatore che viene accostato all'Inter è proprio il tuo amico Mourinho.

"Tutto è possibile. Ha avuto una storia molto importante all'Inter, dove ha avuto tanti campioni con i quali ha vinto tutto. Ha trasformato una squadra che non otteneva risultati in Europa. Ce lo vedrei di nuovo dai nerazzurri".

Se ti dico "Porto", a cosa pensi?

"Alla Champions. Poi al gruppo alla mentalità. Arrivi lì e l'obiettivo è vincere, tutto. Ed ogni allenamento è improntato nel trasmetterti questo modo di ragionare. E' reso subito chiaro, nonostante il fatto che sai che in Europa puoi trovare squadre più attrezzate, più ricche".

A proposito di quella impresa in Champions, con la storica vittoria nel 2004: ricordi qualcosa in particolare che vi fu da stimolo, che magari vi disse Mourinho?

"Mi ricordo quando, terminato il girone, siamo stati sorteggiati contro il Manchester United. José mi disse: "Tu non ci sarai all'andata per la squalifica, ma all'Old Trafford sarà molto importante per me averti. Perché vinceremo l'andata, 2 a 1 o 3 a 1, e lì tu sarai fondamentale per noi". Vincemmo 2 a 1 l'andata e poi a Manchester segnai l'1 a 1 decisivo all'ultimo minuto…".

Ti aveva convinto, insomma.

"Ti entrava nella testa. Nonostante fossimo inferiori, ci aveva convinti di potercela fare. Poi ricordo cosa successe contro il Deportivo de La Coruña in semifinale. Passavamo con il pullman a La Coruña ed eravamo circondati da tifosi in festa con le bandiere. José disse all'autista di fermarsi. Ci disse: "Quando passeremo di nuovo per di qui, non voglio rivedere questa scena, non ci dovranno essere bandiere che sventolano". Fece uscire il nostro orgoglio".

Ed in finale?

"Lì non ci disse molto. Semplicemente che le finali non sono fatte per essere giocate, ma per essere vinte, punto. Non ci disse molto altro".

E' questo che lo rende speciale? Lo è, speciale, ancora oggi?

"Per me è fortissimo ancora oggi. Quello che sta facendo alla Roma è incredibile, al di là degli incidenti di percorso. Guardate quello che hanno investito Inter, Milan e Juve in confronto ai giallorossi. Oggi si parla meno di lui perché non è più nelle squadre che si giocano la Champions. Ma per me rimane un top al mondo, il migliore. Spero faccia il meglio possibile in Europa League e che arrivi quarto in campionato, che sarebbe un risultato eccellente".

E tu? Ti rivedresti in Italia, dopo l'esperienza da calciatore? L'italiano lo parli benissimo.

"Non lo so. Il calcio italiano è sempre stato il mio preferito, sono cresciuto guardandolo. Poi non è andata bene per me a Bergamo: né per me a livello personale, né per la società che ha investito su di me senza avere un ritorno. Mi dispiace moltissimo per questo, ma sono comunque grato all'Atalanta ed alla città, perché mi sono trovato molto bene lì. Alla fine si è capito cosa è successo in quei tre anni, per una stupida decisione. Così è la vita. Se un giorno tornerò in Italia, ne sarò molto felice perché rimango un appassionato di calcio italiano e del vostro Paese".

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