Nel consueto editoriale del lunedì su Sportitalia.com, il Direttore di Sportitalia Michele Criscitiello ha analizzato tra i tanti argomenti trattati, anche la finale di Champions League persa dall’Inter contro il Manchester City. Con tanto di consiglio diretto a Simone Inzaghi. Di seguito la versione integrale
Sono forti ma non sono fenomeni o, almeno, sicuramente non sono extra-terrestri. L’Inter non deve avere mezzo rimpianto se non quello sotto porta. Perché se è vero che Inzaghi ha trovato la chiave per giocarsela con il City è altrettanto vero che i suoi attaccanti con la chiave in mano non hanno trovato la porta. La delusione è maggiore all’orgoglio di averla onorata (la finale) perché in campo abbiamo capito quello che nessuno (forse) pensava alla vigilia. Il City, in finale, si poteva battere. Servirà da lezione per il futuro. Questo è il bello del calcio. Inzaghi ha solo due “colpe”. La finale te la giochi con Lukaku e non con Dzeko, quest’ultimo è perfetto per le sfide a Sassuolo e Bologna ma in finale schiero il belga nonostante gli errori. Altra contestazione formale: il tardivo cambio di Chala con Miki. Il turco era in vacanza, in Patria, era andato a trovare i parenti perché allo stadio non si è visto e non puoi aspettare 83 minuti per capire che non è serata. Queste, le uniche due piccole pecche. Inzaghi l’ha preparata da allenatore vero. Ha dimostrato ancora una volta una rara intellitgenza tattica. Ora se ne andrà a Formentera ma mentre si farà le sue passeggiate in riva al mare è giusto che pensi. Capisco che è difficile da prendere come decisione, come quella che non ha preso Pioli e come quella che ha preso Spalletti, ma restare all’Inter è un errore. Per lui e per la società. Quello che doveva fare l’ha fatto. Certo gli manca lo scudetto ma Simone deve ricordare tutta la trafila nel corso della stagione. Gli articoli mirati, le dichiarazioni di facciata e i comunicati della Curva. Andare avanti è un rischio; maggiore per l’allenatore.
Il Milan, intanto, un secondo dopo la fine del campionato ha svoltato il suo futuro. La proprietà ha dato un segnale di forza incredibile e oggi è nel mirino della tifoseria come accade sempre quando si prendono scelte impopolari. De Laurentiis per aver preso scelte impopolari ha vinto uno scudetto a Napoli. Cardinale e Furlani hanno avuto coraggio ma hanno fatto bene. I tifosi le cose non le conoscono e non si fa calcio, azienda o business con il sentimento del popolo che non conosce fatti e dinamiche. Il tifoso deve fare il tifoso. Certamente se le cose non dovessero andare bene saranno pronti con il mitra ed è per questo che la società dovrà fare un grande mercato con investimenti ad hoc. La pulizia tecnica, forse, andava fatta in toto e tenere Pioli in un ruolo così delicato, quello di manager, forse non è stata la scelta migliore. Maldini, dopo la carriera da calciatore, ha lavorato nel calcio solo due anni. Uno fatto bene e l’altro fatto malissimo. Non paga gli errori sul mercato e gli scarsi risultati della squadra ma paga soprattutto le sue difficoltà nel relazionarsi con i superiori e bisogna ricordarsi che i dirigenti fanno i dirigenti ma la proprietà è sempre rappresentata da chi paga. Maldini ha un cognome importante, una grande storia e un grandissimo onore ma tutti questi fattori e valori non giustificano alcuni comportamenti non piaciuti ai piani alti. Maldini paga anche una comunicazione errata perché quando dice che dà 8 alla stagione del Milan, mentre Pioli giustamente abbassa voto e ali, significa che stai provocando una proprietà che ha investito 50 milioni nel peggiore dei modi per perdere male la Supercoppa, uscire al primo turno in casa in Coppa Italia, non raggiungere la qualificazione Champions sul campo e prendere schiaffi in semifinale, su entrambe le guance, dall’Inter. Maldini resta sotto contratto ma nessuno gli avrebbe vietato, almeno, un saluto ai tifosi. Visto che ama così tanto il popolo rossonero un saluto col cuore andava fatto. Il silenzio è assordante.
In chiusura complimenti e riflessioni politiche sul Lecce Campione d’Italia in Primavera. Gli snob e i falsi moralisti parlano di “scandalo” perché il Lecce ha circa 21 stranieri e nemmeno un titolare italiano. Se non volete questo tipo di rose dovete scrivere alla Federazione e non al Lecce. C’è chi fa le regole e chi le rispetta. Se la Federazione è incapace a fare le riforme la colpa non è certo di una piccola società che ha il budget più basso di tutta la serie A, monte ingaggi più basso, piccola città del Sud e vince il titolo contro Napoli (retrocesso), Juve (eliminata ai play off), Roma (eliminata in semifinale), Milan e Inter (grandi deluse fuori dalle finali scudetto). Il Lecce deve pensare ai suoi interessi e non a quelli del sistema calcio italiano. Anche perchè se Corvino prende 22 italiani in Primavera sicuramente non risolve i problemi di Mancini e della Nazionale. Al massimo ci dovranno pensare le big. Un piccolo club deve acquistare a poco e vendere a tanto. Valorizzare i calciatori e fare plusvalenze. Forse il concetto a molti addetti ai lavori non è chiaro che continuano a parlare di italiani, però, se poi facciamo le competizioni europee con 2-3 italiani in campo, invece, è tutto giusto. Meno falsi moralisti e più concretezza. Vogliamo svoltare il nostro sistema? Certo, bene. Fate le riforme e non fate la morale a chi con 4 soldi si salva in serie A e vince gli scudetti con i giovani del futuro.