Biasin: “L’addio di Maldini? Ecco il vero motivo”

Nel suo consueto editoriale del martedì per Sportitalia.com Fabrizio Biasin fa una approfondita panoramica sul discorso legato alla scomparsa di Berlusconi, al ribaltone Milan e non solo.

Della scomparsa di Silvio Berlusconi avete già ascoltato e letto tutto quanto. È inutile star lì a fare ricami e ricamini, meglio limitarsi a ricordare alcune delle cose che lo hanno reso precursore e pioniere nel mondo del calcio, ma anche innovatore troppo spesso preso per il mulo (con la c). Troverete quattro cose in fondo all’ambaradan, sempre se avrete voglia di leggerle.

Prima il resto.

La separazione Milan-Maldini

Separarsi non è mai cosa semplice, figuriamoci quando il rapporto dura da qualche decennio. Eppure in casa del Diavolo è andata così: la proprietà se ne è fregata del romanticismo, delle lamentele, dei tweet e delle minacce dei tifosi vip (“no agli abbonamenti!”) e ha pensato solo ai numeri, ai risultati, al fatturato. Badate bene, Maldini ha ben eseguito il suo compito, se è vero come è vero che sotto la sua guida sono arrivati uno scudetto, una semifinale di Champions e i conti sono addirittura stra-migliorati.

E allora? E allora la verità è che gli americani sono suscettibili come e più di noi italiani. Non hanno gradito il mercato della passata sessione estiva – quello dei De Ketealere e degli Origi, per intenderci -, ma soprattutto si sono stufati di dover avere a che fare con un dirigente non avvezzo al compromesso e ai sorrisi di facciata.

Maldini è il Milan, lo sa lui e lo sanno tutti, e “il Milan” non si mette a trattare neanche con il Grande Capo, ovvero colui che caccia il grano. Anzi, se è il caso lo rimbrotta pubblicamente, cosa che a tutti gli effetti deve aver dato il colpo di grazia alla convivenza.

Riuscire a dirigere un club ad altissimo livello significa dover prendere decisioni illuminate, ovvio, ma vuol dire anche saper fare il classico “buon viso a cattivo gioco”. E Maldini, con il “cattivo gioco” non ha mai avuto rapporti di alcun genere.

La sconfitta dell’Inter

La sconfitta dell’Inter in Champions League ha reso tristi alcuni (gli interisti) e ha fatto godere molti altri (gli anti-interisti). Ci sta, è il gioco delle parti. Fuori dal Bar Sport, però, è il caso di essere un filo più lucidi quanto ad analisi. Una sconfitta non deve mai essere celebrata, ma neppure drammatizzata oltre il senso logico. L’Inter di Inzaghi è tornata dalla Turchia con la certezza di aver offerto un bello spettacolo e aver messo a tacere coloro che “cosa ci fanno questi qui in finale?”. Inzaghi e la sua squadra hanno portato a casa qualcosa di importante, non il trofeo (sigh) ma certamente tanta consapevolezza, quella di essere una squadra realmente molto competitiva che a partire da luglio non solo dovrà accettare il ruolo di favorita in serie A che molti le affibbieranno, ma dovrà farla sembrare la cosa più normale del mondo.

Ovvio, mercato permettendo. A questo proposito lanciamo un “avviso ai naviganti”: non cadete nelle decine di trappole che il mercato del pallone metterà sul percorso. L’Inter che ogni anno deve dire addio tutti i suoi titolari, negli ultimi due ha venduto quasi nessuno (Hakimi a parte): Lukaku è tornato, Perisic se n’è andato a zero e Skriniar lo farà ora proprio perché l’Inter ha rinunciato a quasi 50 milioni l’estate passata (pensa te). È possibile che qualcuno parta, ma solo nell’ottica del “costruiamo una squadra più forte e magari un filo meno datata”. Ovviamente vi racconteranno il contrario, del resto va sempre così.

Gli allenatori

Lo Spezia ha mollato Luca Gotti quando la squadra era in zona salvezza. L’altro giorno i liguri sono retrocessi. Morale: esonerare Luca Gotti non è mai una buona idea.

Il Cagliari ha preso Ranieri quando la squadra arrancava nella melma. L’altro giorno i rossoblu hanno conquistato la promozione. Morale: puntare sul “vecchio” Sir Claudio è sempre una buona idea.

Il Napoli cerca l’erede di Spalletti. Opinione personale: tra un grande nome “tanto per” e un “provinciale” ben più centrato… Meglio il secondo. Morale: se il ballottaggio è Galtier-Paulo Sousa… Molto meglio il secondo.

Gli arabi cercano con insistenza Max Allegri, ma Allegri ha tutta l’intenzione di riscattare alla Juventus una stagione decisamente sottotono. Morale: non accetterà alcuna offerta.

Cose a caso (qualcuna tra le tante) che ha fatto Berlusconi in quasi 40 anni di calcio.

– Pare che un giorno sia entrato nello spogliatoio del suo Milan per dare una mano al suo tecnico, Sacchi. “Questo é l’allenatore del Milan: lui ci sarà anche l’anno prossimo, voi non lo so”. Sappiamo come è andata a finire.

– Trofeo Berlusconi 2005: Buffon si infortuna per colpa di Kakà, Berlusconi spedisce Abbiati alla Juve in prestito come… risarcimento.

– Nel 2018 Berlusconi acquista il Monza, squadra di provincia in LegaPro. Dice:“L’obiettivo è tornare in Serie A e restarci”. Curiosamente, ci è riuscito.

– Un anno fa, da patron dello stesso Monza, dice così: “Il portiere è il primo giocatore che deve dare un segnale alla sua squadra e deve provare lanci lunghi agli attaccanti”. Molti lo sfottono, un paio di giorni dopo Mike Maignan fa partire un lancio lunghissimo per Leao: gol, Samp battuta, tutti muti.

Change privacy settings
×