Non era Busquets prima, non è Bertolacci oggi. Rade Krunic merita rispetto, a maggior ragione se la sua avventura in rossonero, come sembra, fosse arrivata all’ultimo mese. Una storia felice, che non deve essere rivista in negativo solo per gli ultimi mesi in cui a Rade è stato chiesto di fare il salvatore della patria in mezzo al campo per mancanza di alternative. Era arrivato da scommessa, da riserva indiscussa con zero possibilità di giocare titolare: se ne andrà da colonna, con uno scudetto in tasca e il ruolo da mattatore nei festeggiamenti che lo hanno reso beniamino assoluto del popolo rossonero. Oggi a San Siro qualcuno rumoreggia, ma sbaglia: perché Krunic per questa maglia ha dato tutto, in qualsiasi ruolo e in qualsiasi condizione. E se negli ultimi mesi i risultati non sono arrivati, è perché evidentemente gli è stato chiesto troppo: ma non è mancato nè l’impegno nè la serietà, mai.
Numericamente, partisse Krunic c’è la necessità di marcare stretto il ct dell’Algeria: perché non tutti sanno che non solo Bennacer, ma anche Yacine Adli è a rischio convocazione per la Coppa d’Africa. E se già perderne uno metterebbe in difficoltà Pioli, la doppietta sarebbe micidiale, anche se tutto dipenderà anche da quale sarà il destino europeo. Per il solo campionato e per un solo mesetto, il trio Musah-Reijnders-Loftus con Pobega e la possibilità di dare qualche minuto a Zeroli e Victor, potrebbero anche essere sufficienti.
A gennaio, tutto lascia pensare che arriverà un attaccante. Posto che Jonathan David a condizioni di saldo può essere un affare da chiudere a prescindere, ma che difficilmente è il colpo del centravanti che ti cambia il presente, andare a spendere soldi in avanti oggi può essere un boomerang. Questa squadra in prospettiva ha bisogno sicuramente di gol e di gioventù, ma nell’attualità la voragine apertasi al fianco di Tomori è troppo profonda per essere ignorata. Non bastano le idee in prestito: col massimo rispetto per Kiwior, giocatore valido e con le caratteristiche giuste, non può cambiarti la vita. Servirebbe inventarsi qualcosa di estremamente creativo, proprio come fu 3 anni fa per l’arrivo di Fikayo. Un giocatore rapido, atletico, ma che sappia anche giocare il pallone, in modo da porsi come colonna futura del Milan che verrà, che, come accennavamo la scorsa settimana, dovrà essere costruito proprio sulla purezza tecnico-tattica.
In tal senso, chiudiamo da dove abbiamo aperto. Grazie di tutto Rade, ma che la tua cessione rappresenti non un giudizio sommario a furor di popolo, ma un’opportunità: la prima pietra da posare per una linea mediana 2024 dove la gestione del possesso e dei tempi di gioco sia la stella polare da seguire, a discapito di concetti più fisici e difensivi che non sono nel DNA della storia del nostro Milan.