Sinner e Alcaraz sono il presente, ma a loro appartiene già il futuro

Il bello del tennis è che se non vinci, impari. Parola di Sinner, 22 anni, ma che si esprime già come se alle spalle avesse un’esperienza ventennale nel frenetico alternarsi delle stagioni tennistiche. Dopo la sconfitta con Alcaraz ha raccolto subito i cocci e ha dissipato l’amarezza per non essere riuscito a completare il sorpasso nel ranking. Discorso rimandato, probabilmente. «Carlos mi rende un giocatore migliore», ha ribadito sempre dopo la sconfitta a Indian Wells. Perché il confronto scopre le imperfezioni, lucida le debolezze, evidenzia i passi da seguire per salire di livello. Vale per tanto per Sinner, quanto per Alcaraz, che dopo un 2023 complicatissimo post-Wimbledon ha impugnato il nuovo anno in maniera differente, lanciango già un messaggio al futuro. E il trionfo statunitense lo ha confermato in pieno.

Bizzarro pensare che la next generation del tennis contemporaneo non abbia mai avuto, prima d’ora, entrambi i suoi più illustri interpreti al meglio della condizione nello stesso momento. Quando lo spagnolo era al top, non lo era l’Azzurro. Quando da settembre lo è stato Sinner, Alcaraz è uscito di scena. Oggi il secondo e il terzo al mondo stanno entrambi contemporaneamente illuminando il palcoscenico del tennis mondiale, pronti a raccogliere la pesantissima eredità del sacro tridente composto da Federer, Nadal e Djokovic che ha scritto una delle pagine più brillanti di questo sport.

Sinner e Alcaraz sono il presente, ma a loro appartiene già il futuro. Perché a poco più di 20 anni e con questo rendimento non può essere altrimenti. All’orizzonte per entrambi ora c’è il secondo appuntamento del “Sunshine Double”, a Miami, in coda subito dopo Indian Wells. Lì dove Sinner un anno fa si fermò all’ultimo atto, dopo aver battuto in semifinale proprio Alcaraz. Prima della terra rossa, insomma, è pronto ad aprirsi un altro strepitoso capitolo di una rivalità destinata a entrare nella storia.

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