Calcio

Boca Juniors, non solo Genova: anche la Basilicata omaggia i 120 anni del club

Muro Lucano, provincia di Potenza, Basilicata. Domenica 6 aprile 2025 alle 16 scende in campo la squadra locale nel campionato di Promozione. Per i vecchi del paese e per tutti è e rimarrà sempre la Murese. Dal 2019 però all’anagrafe calcistica è ASD Marmo Platano. Solite storie di un calcio di periferia lontano dai riflettori. Mancanza di fondi, fusioni varie, piccoli territori e comuni isolati. Lo Stadio Rigamonti di Muro è più febbrile del solito. Le squadre entrano in campo. Gli ospiti, l’Atletico Montalbano, in tenuta completamente rossa. I padroni di casa con una maglia tributo a uno dei club più importanti e riconoscibili al mondo. Il club più iconico d’Argentina. Il club degli italiani, degli Xeneizes, quelli partiti da Genova che trovarono nella Boca di Baires la culla giusta per far nascere il mito. E domenica 6 aprile 2025, a Muro Lucano, 120 anni dopo la fondazione del Boca Juniors del 3 aprile 1905, tutto un paese ha ricordato due dei fondatori. Juan e Teodoro Farenga, originari proprio del paesino della Basilicata. Dalle profondità dello stivale italiano alle vette del grande calcio mondiale.

Muro Lucano maglia Boca Juniors

FARENGA, EMIGRAZIONE E CALCIO: DALL’ITALIA ALL’ARGENTINA

Juan e Teodoro Farenga nascono a Buenos Aires. Le cronache dell’epoca, fumose come è giusto che sia, ne inquadrano la nascita a fine 800. Classica famiglia numerosa di origini italiane. Il padre, Francesco Paolo, era arrivato in Argentina direttamente dall’Italia e da Muro Lucano, dove era nato nel 1847. Povertà, crisi dell’agricoltura, prospettive scarse di vita: motivi validi per prendere la valigia e affrontare l’oceano per scoprire cosa ci fosse nel nuovo mondo. A Buenos Aires conosce Livia Vallega, ragazza di Finale Marina, provincia di Savona. La famiglia Farenga è effervescente, chiassosa, rumorosa. Come tutte nella Boca, il famoso quartiere dei migranti. La casa di Via Pinzon 267 è un ribollire continuo, un via vai di persone. C’è chi cerca Francesco Paolo per dei lavori di falegnameria, mestiere con cui sosteneva la famiglia, imparato sapientemente a Muro. C’è chi fa due chiacchiere con Donna Livia, in quel misto di dialetti dove l’orecchio attento ritrova tutta Italia. Poi c’è chi vuole giocare a pallone, chi ha voglia di football. E quindi cerca i bambini. Sono cinque, in rigoroso ordine d’età: Manuela Angela, Juan Antonio, Josè Maria, Teodoro Esteban ed Enrique.

Casa Farenga in Via Pinzon 267: la prima segreteria del Boca

PIAZZA SOLIS, CASA FARENGA E L’INIZIO DEL BOCA JUNIORS

Rieccoli quindi: Juan il più grande, Teodoro il più piccolo. Con gli altri scalmanati della Boca le partite durano tutta la giornata e più si cresce più il calcio entra sotto pelle a quei bambini diventati poi ragazzi. Il gruppo è variegato, scende in campo nei vari tornei tra quartieri frequentissimi all’epoca. L’aprile del 1905 è il mese chiave. L’1 aprile in Piazza Solìs si decide per la formazione di una nuova squadra che rappresentasse questo insieme di ragazzi di origine italiana; il 2 aprile a casa di Esteban Baglietto – primo storico presidente del club – si riunisce la commissione direttiva per stabilire campo da gioco e sede della segreteria; il 3 aprile – data riconosciuta come fondazione ufficiale del Boca Juniors – tra le mura di Via Pinzon 267 si tiene la prima commissione direttiva. A casa Farenga, prima segreteria ufficiale del Boca Juniors, è nato il calcio argentino. La mano dei Farenga sul Boca Juniors è pesante e concreta. Stando a quanto riporta il Museo Nazionale dell’Emigrazione Italiana fu proprio Juan Antonio Farenga a ispirare il nome che riconosciamo oggi al club. Ma non è tutto. Papà Francesco Paolo infatti mise le sue doti di falegname al servizio della squadra costruendo le quattro bandierine del calcio d’angolo, allestendo le tribune e le porte da gioco del primo campo del Boca. Un racconto che ancora oggi inorgoglisce ed emoziona i discendenti diretti dei Farenga.

Un estratto de ‘L’Argentina’, giornale d’epoca: Farenga diventa Farenza, le iniziali di Teodoro e Juan (Ian) Antonio

 

FARENGA, IL BIS NIPOTE SANTIAGO: “ECCO LA NOSTRA STORIA”

”Di racconti e aneddoti ne potrei dire tantissimi. Quello a cui sono più affezionato riguarda la mia prozia Manuela, sorella di Juan Antonio. E’ stata lei infatti a cucire le prime magliette del club, bianche con le strisce nere”. Le parole arrivano meccaniche, fredde quasi, sullo schermo del cellulare. Però Santiago Farenga – bis nipote di Juan Antonio – le fa esplodere nel loro carico storico-sociale e sportivo. Scrive da San Luis, 800km a ovest di Baires, cittadina che strizza l’occhio a Mendoza. Lì gestisce il Peña Juan Antonio Farenga, Club ufficiale affiliato al Boca, in totale fermento visto il Superclasico contro il River Plate all’orizzonte.

UN NOME, UNA LEGGENDA

“Sono venuto qui a San Luis in vacanza e poi mi sono stabilito. Continuo a portare fieramente il nome della mia famiglia, una delle colonne portanti nella fondazione del Boca. Per motivi generazionali non ho conosciuto Juan Antonio ma suo figlio, ossia mio nonno, mi ha sempre raccontato tutto. Era l’anima del club, organizzava, motivava e guidava tutti. Da Capitano Generale aveva anche il ruolo di intrattenere le relazioni con le altre squadre”.

MURO LUCANO E LA MAGLIA CELEBRATIVA

“Sentiamo un legame fortissimo con la Basilicata. Lì nacque il mio trisnonno Francesco, nel 1847, portando poi in argentina i valori e la forza dei lucani. Da falegname trasmise la cultura del lavoro e la dedizione ai suoi figli. Ci emoziona sapere che il Boca Juniors ha radici in un piccolo angolo d’Italia. Ci siamo commossi vedendo la maglia, è stata la chiusura di un cerchio. Un atto che ha unito due mondi. Quella maglia non è solo un indumento, ma è un simbolo vivo di questa connessione”.

Nosotros Boca, il motto di Juan Antonio Farenga

 

IL PEÑA BOQUENSE DI SAN LUIS

”Siamo una filiale ufficiale del Boca e ovviamente il nostro nome si rifà a quello del mio bisnonno. Facciamo tante attività sociali, educative, sportive e culturali durante tutto l’anno. Inoltre siamo in contatto con le leggende del Boca e siamo un punto di riferimento per gli appassionati. Di recente siamo tornati a Buenos Aires per i 120 anni dalla fondazione del club e siamo tornati anche in Piazza Solis a mettere dei fiori sulla targa commemorativa. Il nostro motto è NOSOTROS BOCA, che è anche il nome del titolo del libro che mio nonno scrisse raccontando la storia del club dal punto di vista di Juan Antonio Farenga. Libro ovviamente stampato anche in italiano”.

I FARENGA, UOMINI E DONNE DA BOCA

“Oltre alla storia di mia prozia Manuela c’è un altro racconto simpatico. Il mio trisnonno Francesco, da bravo falegname, costruì i pali dei corner, le tavole per le tribune e le porte da gioco del campo. Di Juan Antonio poi mi è stato raccontato questo. Quando doveva completare la squadra girava per il quartiere cercando altri ragazzi. A un certo punto si fermò e gridò a uno di questi ‘Giochi con noi, Pedro?’. Era Pedro Moltedo, che si unì agli altri e divenne il primo tesoriere della storia del Boca Juniors”.

 

Boca Juniors, una delle prime foto di squadra. Presente Juan Antonio Farenga, il primo capitano. Ultimo dei seduti, unico con il baffo

 

Juan Antonio Farenga, la tessera da fondatore

PASSATO E PRESENTE: LO SPORT COME MOTORE DELLA STORIA

Jordano Nardiello oggi di mestiere fa il professore. Docente di italiano, storia e latino presso l’I.I.S. “G. Fortunato” di Rionero in Vulture. A una cinquantina di tortuosi kilometri da Muro Lucano. Qualche anno fa, da giovane e volenteroso studente universitario, aveva messo nero su bianco la storia dei natali lucani del Boca Juniors nella tesi di laurea ‘Lo sport in Basilicata: cronache per una storia’. “Il punto di partenza è stato il contesto sportivo di una regione del Mezzogiorno che ha saputo crescere anche grazie alla storia dello sport, confermando la capacità di attrattiva e di potenziale di un territorio che, pur nascendo arretrato, è cresciuto fino a diventare competitivo a livello internazionale”, spiega Nardiello. “In una contraddittoria neonata Italia che viaggiava a due velocità, con il nord pronto ad entrare a vele spiegate nel processo di industrializzazione e mondializzazione e il sud sempre più emarginato e povero si inseriscono storie di redenzione per una Lucania relegata in una condizione di ristrettezza: è il caso della famiglia Farenga, in particolare di Juan Antonio e Teodoro, figli di Muro Lucano, costretti a vivere lontani dalla propria patria ma in grado di portare avanti il sogno di emergere contribuendo alla fondazione di una delle squadre di calcio più titolate al mondo: il Boca Juniors di Buenos Aires”.

Il Marmo Platano scende in campo con maglia celebrativa e la dedica ai Farenga

MURO LUCANO, UNA GIORNATA DI FESTA A RITMO DELLA BOCA

La pioggia non ha impedito ai muresi di festeggiare. Il 6 aprile erano in tanti e la maglietta del ‘Boca’ è andata a ruba. Non soltanto tra i curiosi e le persone del posto, ma anche tra chi ha visto sui social l’iniziativa e ha subito percepito il senso di appartenenza. Dalla Svizzera alcuni dei discendenti dei Farenga si sono fatti sentire chiedendo la maglia. Ovviamente Santiago e tutta la Peña Boquense “Juan Antonio Farenga” hanno fatto arrivare subito a Muro Lucano la propria vicinanza e il proprio affetto. Il Marmo Platano risponderà e ricambierà dedicando presto il centro sportivo polifunzionale a Juan e Teodoro Farenga, in una giornata di festa della prossima estate che potrebbe richiamare qualche personaggio di caratura nazionale molto legato ai colori azul y oro. E poi creare connessioni sociali e culturali: pronto infatti un progetto che porterà dall’Argentina circa 30 ragazzi per uno stage sportivo, rinsaldando ancor di più il legame tra la Basilicata e il Sud America. Quel legame invisibile ma sempre presente, che ha portato negli anni tante famiglie a invertire il percorso degli avi e a tornare in Italia. Stabilendosi a Muro Lucano e in alcuni comuni limitrofi. Un viaggio inverso che sarebbe stato impossibile senza i Farenga. Senza gli italiani, senza l’emigrazione. Senza il coraggio di lasciare la propria terra. Per scoprire nuovi orizzonti e per creare nuove possibilità. O semplicemente per fondare il Club Atlético Boca Juniors.

NOTE

Si ringraziano per l’aiuto nel reperimento del materiale storico Santiago Farenga, Ferrara Pierangelo, Nardiello Jordano, Zaccardo Galdino. Un ringraziamento particolare a Maurizio Cardone, collega, amico, rappresentante orgoglioso di Muro Lucano e di tutto un territorio dalla forte identità e dalle grandi tradizioni.

Gianluca Viscogliosi

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