Jannik Sinner è tornato in campo, ma il cosiddetto “caso Clostebol” continua a far rumore e lascia aperti troppi interrogativi.
La racchetta è di nuovo tra le mani, il campo lo ha riabbracciato, i colpi sembrano non aver perso efficacia. Eppure, qualcosa non torna. Il ritorno in campo di Jannik Sinner, dopo tre mesi di assenza forzata a causa dell’ormai celebre “caso Clostebol”, è avvenuto sotto i riflettori, certo, ma non solo per motivi sportivi.

Infatti, se da una parte c’è la voglia di tornare a parlare di tennis, dall’altra si respira ancora un’aria sospesa, quasi di attesa. Perché sì, Jannik è di nuovo in gioco, però attorno a lui aleggia ancora una nube di sospetto e curiosità irrisolta.
Sinner ancora sotto i riflettori per il caso di doping
Senza ombra di dubbio, la vicenda ha fatto discutere fin dal primo giorno. Un controllo antidoping, un metabolita sospetto, il nome Clostebol che salta fuori, e poi il silenzio. Tre mesi senza competizioni, con tante domande e pochissime risposte. Ma c’è un dettaglio, anzi due, che in queste settimane ha acceso più di qualche discussione: il ritorno operativo, ancor prima di Jannik, del preparatore atletico Umberto Ferrara e del fisioterapista Giacomo Naldi. Entrambi coinvolti indirettamente nel caso, entrambi già di nuovo al lavoro.
Ferrara oggi collabora con Matteo Berrettini. Naldi, invece, ha cominciato a seguire il giovane Francesco Passaro. Tutto apparentemente normale, almeno sulla carta. Non ci sono state squalifiche ufficiali, né misure restrittive imposte ai due professionisti. Eppure, il fatto che siano rientrati a pieno regime prima di Sinner – proprio loro, così vicini al giocatore nel periodo in cui si è verificato l’episodio incriminato – sta facendo storcere il naso a molti.

Sui social, in particolare su X, ma anche tra le righe di alcuni articoli pubblicati all’estero, la questione è stata sollevata con un certo scetticismo. “Naldi di nuovo al lavoro prima di Sinner? È quantomeno strano”, scrive qualcuno. E in effetti, il tempismo sembra prestarsi a letture ambigue. Nessuno dice esplicitamente che ci sia qualcosa di illecito, sia chiaro, però le interpretazioni si moltiplicano. L’ironia non manca, e dove manca la trasparenza, si sa, cresce il sospetto.
In tutto questo, Sinner ha preferito il basso profilo. Nessuna dichiarazione piccata, nessuna intervista chiarificatrice. Ha parlato il campo, come spesso fa, lasciando che siano i suoi colpi a prendere posizione. Ma il contesto non aiuta. Rientrare in una stagione complicata, con l’ombra di un’indagine che non si è mai davvero chiusa, significa anche convivere con il rumore di fondo.
E’ chiaro che ne Naldi nè Naldi nè Ferrara avevano restrizioni o su di loro pesi qualche sospetto, resta di fatto che il mondo del tennis è un pò come una grande famiglia nella quale ognuno dice la propria anche se solo con ironia. Ma oggi, ogni vittoria di Jannik porta con sé una certezza, porta con sè la convinzione che l’uomo e il campione non avevano certo bisogno di qualche tipo di aiuto. Il numero uno al mondo è tornato e questo basta per spegnere ogni polemica.






