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Sinner scandalizzato, il tribunale ribalta la sentenza: 4 anni di squalifica!

Dopo la vittoria di Sinner a Wimbledon per il tennis torna l’ombra del doping: il tribunale ribalta la sentenza, squalifica di 4 anni

Wimbledon è sacro. Vincere sull’erba più famosa del mondo è come scolpire il proprio nome nella pietra. Jannik Sinner l’ha fatto. Ha alzato il trofeo al cielo, ha lasciato a bocca aperta la folla, ha battuto tutti, senza mai perdere la testa.

Jannik Sinner scandalizzato
Jannik Sinner incredulo dinanzi al ribaltamento della sentenza, squalifica choc (Foto IG @janniksin – sportitalia.it)

Anzi, proprio la testa è stata la sua forza. Solido, glaciale, centrato. Non ha tremato, nemmeno davanti ai campioni più navigati. E adesso, senza ombra di dubbio, è lui il tennista da battere. Numero uno al mondo, simbolo di un’Italia sportiva che ha imparato a credere nell’impossibile.

Sinner scandalizzato: salta la tesi della contaminazione

Il suo Wimbledon è stato praticamente perfetto. Una cavalcata lucida, intensa, fatta di scambi duri, risposte precise e una mentalità da veterano. Con questa vittoria ha stabilito anche qualche piccolo record: primo italiano di sempre a vincere a Wimbledon, sì, ma anche il più giovane numero uno ATP a trionfare qui dai tempi di Federer. Un’impresa che resterà nella memoria collettiva per molto, molto tempo.

Eppure, proprio mentre il tennis italiano tocca il cielo, una notizia scuote di nuovo l’altra faccia di questo sport. Perché il tennis, si sa, non è fatto solo di finali leggendarie e selfie con il trofeo. Ogni tanto, anzi più spesso di quanto si vorrebbe, ci sono anche le ombre. E stavolta si torna a parlare di squalifiche, di doping, di quei casi che, anche quando sembrano chiusi, possono riaprirsi da un momento all’altro.

Tara Moore squalifica doping
Tara Moore squalificata per 4 anni (Foto Instagram – sportitalia.it)

Un anno fa, Tara Moore, tennista britannica, era tornata a giocare dopo 19 mesi di squalifica. All’epoca la sua linea difensiva era sembrata convincente: aveva sostenuto che la positività fosse dovuta alla carne contaminata che aveva mangiato, e le autorità avevano accettato questa spiegazione. Una storia che, in un certo senso, aveva fatto discutere ma anche lasciato spazio al beneficio del dubbio. Insomma, pareva una di quelle vicende strane, sì, ma risolte.

Però adesso arriva il colpo di scena. L’ITIA, l’agenzia internazionale per l’integrità del tennis, ha effettuato un nuovo esame sulla provetta di Moore. E qui crolla tutto. Le controanalisi hanno rilevato una concentrazione di nandrolone troppo elevata per poter essere giustificata con la sola carne contaminata. In altre parole: la spiegazione non regge più. E così, senza mezze misure, è arrivata la nuova sentenza.

Tara Moore è stata squalificata per quattro anni. A questi, naturalmente, vanno sottratti i 19 mesi già scontati. Ma il segnale è chiaro: la tolleranza è finita. E anche i casi riaperti, come questo, dimostrano che il tennis cerca di essere più severo, più attento, più trasparente. Forse anche per proteggere storie come quella di Sinner. Perché quando un atleta vince con la forza del talento e del lavoro, deve essere certo che nessuna ombra oscuri la luce della sua impresa.

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