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Pogacar choc, basta con il ciclismo: “Colpa del doping”

Pogacar vince il suo quarto Tour de France, ma qualcosa nel suo sguardo è cambiato e i tifosi iniziano a preoccuparsi.

Nel mondo del ciclismo, il nome Tadej Pogacar ormai risuona con un peso leggendario. A soli 26 anni, il fuoriclasse sloveno ha già conquistato il suo quarto Tour de France, entrando di diritto nell’élite del ciclismo mondiale.

Tadej Pogacar ritiro
Ancora la parola ritiro associata a quella di Pogacar, stavolta ècolpa del doping (Foto Instagram – sportitalia.it)

Un traguardo che lo proietta a un passo dal record assoluto di cinque vittorie detenuto da giganti del passato come Merckx, Hinault, Anquetil e Indurain. Una carriera già impressionante, costruita a colpi di scatti, sudore e imprese memorabili.

Pogacar tiene i tifosi col fiato sospeso

Proprio quando tutto sembrava indicare che Pogacar fosse lanciato verso un dominio incontrastato, ecco affiorare una crepa. Una stanchezza che non è solo fisica, ma qualcosa di più profondo. In più di un’occasione, il campione ha lasciato intendere di sentirsi svuotato, come se il peso delle aspettative e della perfezione costante cominciasse a diventare insostenibile.

Nessuno se lo aspettava, però Pogacar ha annunciato che non parteciperà alla prossima Vuelta di Spagna. Una scelta che ha subito fatto scattare l’allarme tra tifosi e addetti ai lavori. Perché se un fuoriclasse come lui decide di fermarsi proprio nel momento di massimo splendore, significa che qualcosa di serio bolle in pentola.

Pogacar ritiro a causa del doping
La madre di Pogacar svela un retroscena da brividi (Foto Instagram – sportitalia.it)

Le sue dichiarazioni, sempre più frequenti, lasciano trapelare un malessere interiore. Non si parla più solo di calendario, fatica o strategie. Il tema, sempre più ricorrente, è quello del ritiro. Una parola che fa paura, soprattutto se pronunciata da chi ha ancora tutta una carriera davanti. E oggi, a rendere tutto ancora più inquietante, sono arrivate parole che hanno scosso l’intero mondo del ciclismo. Non da un allenatore, né da un dirigente o da un compagno di squadra, ma da una persona che conosce Tadej più di chiunque altro: sua madre.

Marteja Pogacar ha rivelato un dettaglio rimasto finora nascosto. “Quando Tadej aveva 15 anni, voleva smettere di andare in bicicletta perché si parlava ancora molto di doping”, ha dichiarato. Una frase che pesa come un macigno. Già da ragazzino, Pogacar era profondamente turbato dall’ombra nera che grava su questo sport. E questa ferita, evidentemente, non si è mai rimarginata del tutto. È come se il suo amore per il ciclismo convivesse da sempre con una parte di sé che lo rifiuta, che non riesce a fidarsi, che teme di finire risucchiato in qualcosa che non gli appartiene.

Ora tutto torna. La stanchezza mentale, la scelta di non correre la Vuelta, i silenzi, le frasi lasciate a metà. I tifosi, con il cuore in gola, iniziano a guardare oltre le vittorie, oltre le maglie gialle. Si chiedono se questa leggenda in costruzione possa davvero interrompersi prima ancora di aver riscritto la storia. Perché per quanto sia giovane, Pogacar ha già dato tantissimo. E se davvero deciderà di fermarsi, non sarà per una mancanza di risultati, ma per una scelta di coscienza. E in un mondo dove l’etica sportiva è sempre più fragile, forse anche questo – nel suo modo silenzioso – è un gesto eroico.

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