Come uno spettro inesauribile il Clostebol torna ad aleggiare sulle spalle di Jannik Sinner. A Cincinnati il clima è molto teso e l’altoatesino non può fare a meno di riparare al guaio.
Il conto alla rovescia per il torneo ATP 1000 di Cincinnati è ormai agli sgoccioli. Dopo il passaggio a vuoto di Toronto, dove molte delle principali teste di serie hanno scelto di rifiatare o recuperare la condizione, in Ohio ci sarà finalmente il ritorno in campo della gran parte dei big. La lista è di quelle da far venire i brividi: Carlos Alcaraz, Daniil Medvedev, Alexander Zverev e ovviamente Jannik Sinner, che sarà la testa di serie numero uno. Tra gli italiani presenti, ci saranno anche Lorenzo Musetti, Flavio Cobolli e Luciano Darderi, ma l’attesa è tutta per Sinner. Non solo per il ranking – in cui guida ancora con 3430 punti di vantaggio su Alcaraz – ma anche per l’alto valore simbolico che Cincinnati rappresenta nella sua carriera.

Fu proprio qui, dodici mesi fa, che il fuoriclasse altoatesino conquistò il titolo e mise in tasca 1000 punti preziosissimi per la sua scalata al trono mondiale. Un successo che ha fatto da trampolino per un dominio duraturo, che perdura da oltre 62 settimane consecutive. Ma non solo. Quel torneo segnò anche l’inizio di uno dei momenti più delicati della carriera di Sinner. Proprio in occasione della sua vittoria in Ohio, emerse una delle vicende più discusse e spinose degli ultimi anni nel mondo del tennis professionistico.
Caso clostebol: un’ombra su Cincinnati che Sinner si è scrollato di dosso
Era il 20 agosto 2024 quando l’ITIA, organismo di controllo antidoping nel tennis, rese pubbliche le sue conclusioni su una doppia positività al clostebol rilevata nei confronti di Jannik Sinner. Le analisi erano relative ad alcuni controlli effettuati tra il 4 e il 20 aprile, e la notizia fece immediatamente il giro del mondo. Il tennista italiano fu temporaneamente sospeso, e le indagini portarono al licenziamento del preparatore Umberto Ferrara, poi riassunto dopo una breve parentesi con Marco Panichi. La linea difensiva fu chiara: contaminazione accidentale a causa di un farmaco utilizzato per trattare un taglio alla mano, applicato dal fisioterapista senza l’uso di guanti. Il tribunale sportivo accolse questa ricostruzione, assolvendo Sinner, ma la WADA non accettò il verdetto e si rivolse al TAS. Alla fine, si giunse a un compromesso: tre mesi di sospensione (dal 9 febbraio al 4 maggio), senza che il caso venisse classificato come vero e proprio doping.

La stessa WADA ammise che si trattava di una violazione “tecnica”, con responsabilità indiretta legata al team. Oggi, Sinner torna a Cincinnati non solo da campione in carica, ma da uomo che ha attraversato e superato una bufera. E nel farlo ha mantenuto la testa del ranking, ha dimostrato maturità e tenacia, e ha rilanciato la sua immagine senza mai lasciarsi andare alla polemica. Vincere anche quest’anno significherebbe consolidare il primato almeno fino a ottobre, e mettere in ghiaccio ogni discorso legato al sorpasso da parte di Alcaraz. Sarebbe anche, simbolicamente, una rivincita definitiva sul torneo che più di ogni altro lo ha messo alla prova, dentro e fuori dal campo.






