A Cincinnati Lorenzo Musetti perde la testa, momenti di puro delirio per lui: tifosi e addetti ai lavori senza parole.
Lorenzo Musetti è uno dei volti più talentuosi e imprevedibili del tennis italiano. Nato a Carrara nel 2002, ha saputo conquistarsi un posto di rilievo nel circuito ATP grazie a un tennis elegante, ricco di variazioni e colpi spettacolari.

Un talento cristallino, capace di stregare con il rovescio a una mano e con il tocco raffinato sotto rete. Tuttavia, accanto alle giornate di ispirazione assoluta, non sono mancati momenti di difficoltà, in cui l’emotività ha preso il sopravvento, condizionando pesantemente le prestazioni.
Musetti delirio a Cincinnati
Il Masters 1000 di Cincinnati, tappa fondamentale della stagione sul cemento americano, è uno di quegli appuntamenti che misurano il polso della condizione dei giocatori a ridosso degli US Open. Qui si incrociano i migliori tennisti del mondo, pronti a testare il proprio livello in un torneo che, per importanza e intensità, è secondo solo agli Slam. Musetti arrivava all’evento con la voglia di lasciarsi alle spalle un’estate complicata, segnata da risultati altalenanti e sconfitte brucianti.
Eppure, sin dalle prime fasi del match contro Benjamin Bonzi, numero 63 al mondo, la sensazione era che qualcosa non stesse funzionando. L’italiano faticava a trovare ritmo al servizio e commetteva errori non forzati in serie, mentre il francese, ordinato e solido, ne approfittava senza forzare troppo. La partita, giocata sul cemento veloce dell’Ohio, si è trasformata presto in una salita ripida e scivolosa per Musetti.

La sconfitta, alla fine, è arrivata in modo netto, sancendo l’eliminazione immediata dal torneo. Ma a far discutere, più ancora del risultato, è stato l’atteggiamento del carrarese durante l’incontro. Risucchiato in una spirale di nervosismo e autocommiserazione, Musetti ha dato vita a sfoghi plateali e decisamente coloriti per il linguaggio. “Faccio rinascere anche i morti!”, ha urlato in un momento di frustrazione, seguito da un impietoso “Un ca..o di punto al servizio non lo faccio… ma perché non vai a fan…”. Parole che hanno colpito per la loro crudezza e che hanno mostrato, senza filtri, il livello di frustrazione che il tennista stava vivendo in quel momento.
Queste esplosioni emotive, che non sono una novità nella carriera di Musetti, hanno inevitabilmente agevolato il compito di Bonzi, che si è limitato a mantenere la calma e a sfruttare le occasioni concesse. È l’ennesimo stop per l’italiano, dopo quelli già incassati a Wimbledon e a Washington, un segnale che il problema non è soltanto tecnico, ma anche mentale.
Ora la sfida per Musetti sarà riuscire a incanalare la passione e il fuoco competitivo in energia positiva, evitando di farsi trascinare dal lato oscuro della frustrazione. Perché, senza ombra di dubbio, il talento non manca: quello che serve, forse, è solo ritrovare serenità e fiducia.






