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“Due anni di squalifica”: bufera Sinner, interviene ancora l’antidopig

Jannik Sinner resta al centro del dibattito internazionale sul tennis, si parla di due anni di squalifica.

Dopo mesi difficili, senza ombra di dubbio, il campione altoatesino ha dimostrato di avere la forza mentale e il talento per rialzarsi. La vicenda del Clostebol, finita con tre mesi di squalifica per una contaminazione fortuita, sembrava ormai alle spalle.

Squalifica per Jannik Sinner
Jannik Sinner vede ancora il suo nome accostato ad una squalifica (Foto Instagram – sportitalia.it )

E invece, proprio quando Sinner stava ritrovando il sorriso e inanellando prestazioni convincenti e collezionando trofei, ecco che il dibattito si riaccende. Infatti, negli ultimi giorni, le parole di un ex protagonista del mondo antidoping hanno scosso l’ambiente tennistico.

Sinner ritorna lo spettro della squalifica

Si tratta di Jean-Pierre Verdy, già alto funzionario dell’Agenzia francese antidoping (AFLD), che non ha usato mezzi termini. Secondo lui, la squalifica inflitta a Sinner sarebbe stata troppo breve, una sorta di giudizio fin troppo indulgente nei confronti del numero uno italiano. Per Verdy, il provvedimento corretto sarebbe stato ben più severo, addirittura due anni di stop.

Parole pesanti, che arrivano in un momento in cui Sinner sta vivendo un periodo di forma eccezionale e, soprattutto, ha già dimostrato sul campo di aver superato l’episodio che lo aveva fermato. Però, è chiaro, dichiarazioni del genere non passano inosservate, soprattutto quando pronunciate da chi ha avuto un ruolo di rilievo nel sistema antidoping internazionale.

Sinner polemiche sul doping
Per Sinner l’incubo squalifica non è ancora passato (Foto Instagram – sportitalia.it )

Eppure, a ben vedere, la posizione di Verdy sembra poggiare più su un giudizio personale che su dati concreti. Lo stesso Sinner, infatti, ha fornito elementi chiari e verificabili sia all’agenzia italiana antidoping che alla WADA, elementi che hanno confermato la natura accidentale della contaminazione. Non si è trattato di una giustificazione improvvisata, ma di un’indagine approfondita che ha portato alla conclusione che tre mesi di squalifica fossero una misura adeguata.

Chi lo segue sa bene che Sinner non è un atleta che cerca scorciatoie. La sua carriera è costruita su allenamenti intensi, dedizione assoluta e un’etica professionale che lo ha sempre distinto. La contaminazione da Clostebol, ricostruita nei dettagli, è stata il frutto di una circostanza sfortunata, e non di una scelta volontaria. Però, come spesso accade nello sport, anche quando le prove parlano chiaro, l’ombra del sospetto può continuare ad allungarsi.

Sul campo, intanto, Sinner risponde nel modo che conosce meglio: vincendo. Torneo dopo torneo, colpo dopo colpo, sta dimostrando di essere non solo uno dei migliori tennisti della sua generazione, ma anche un esempio di resilienza. Le parole di Verdy resteranno, certo, ma rischiano di suonare più come un’opinione isolata che come una valutazione condivisa dal mondo del tennis. Il futuro, per ora, è nelle mani di Sinner. E se il passato recente ha insegnato qualcosa, è che le polemiche possono rallentarlo per un attimo, ma non fermarlo davvero.

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