I destini di Valentino Rossi e Marco Bezzecchi si incrociano nuovamente in un autogol che fa godere l’eterno rivale Marc Marquez. Il quadro della MotoGP è chiaro…
Il Mondiale MotoGP 2025 ha assunto ormai la forma di un assolo. In pista c’è solo Marc Marquez, il resto è sfondo. Lo spagnolo ha trasformato il campionato in una marcia trionfale personale, vincendo nove delle prime tredici gare e lasciando agli avversari solo le briciole. La sensazione è che ogni weekend sia già scritto: anche quando parte dietro, anche quando cade, prima o poi torna davanti.
Con una lucidità da campione e una fame che, a 32 anni, brucia ancora come al debutto. Chi sta pagando il prezzo più alto è proprio chi gli sta accanto nel box: Francesco Bagnaia. Il due volte iridato è diventato un’ombra di sé stesso. Le difficoltà non sono solo cronometriche: lo si vede nel linguaggio del corpo, nelle interviste, nella mancanza di quella scintilla che lo aveva reso leader. Il paragone è impietoso e lo spettro del “secondo pilota” comincia ad aleggiare su di lui con preoccupante insistenza.

Il problema però è più ampio. In MotoGP non manca solo un rivale per Marquez. Manca proprio la rivalità. Dove sono i giorni delle battaglie tra Valentino Rossi, Casey Stoner e Jorge Lorenzo? Dove sono le storie, le tensioni, i duelli epici? Oggi il paddock è pieno di piloti veloci ma silenziosi, bravi ragazzi che non riescono a diventare personaggi. E il pubblico, che pure apprezza la velocità, ha bisogno anche di emozioni. Emozioni che secondo alcuni solo Bezzecchi può regalare, ma che secondo altri neanche il talento dell’Academy di Valentino Rossi è in grado di generare.
Bezzecchi non basta: senza carisma non si accende la sfida a Marquez
Nel deserto di contendenti, l’unico nome che sembra in grado di infastidire Marc Marquez è quello di Marco Bezzecchi, pilota di punta dell’Aprilia. In Austria ha acciuffato una pole significativa, approfittando della caduta del campione spagnolo. Ma invece di cogliere l’occasione per alimentare la rivalità, Bezzecchi ha smorzato ogni tensione. In diretta, la prima cosa che ha fatto è stata ringraziare Valentino Rossi: un gesto elegante, certo, ma anche un segnale della mancanza di quel carisma necessario per trasformare un buon risultato in un momento memorabile. Lo ha sottolineato chiaramente Paolo Gozzi, in un’analisi tagliente quanto veritiera: “Tanti vanno forte, qualcuno anche fortissimo. Ma non a sufficienza per battere Marc Marquez in pista, e neanche per tenergli testa fuori. Con il carisma, con la personalità, con la simpatia: tutte doti che oggi mancano come il pane.”

Un’osservazione ancora più pungente arriva proprio sull’episodio di Spielberg: “Un Marco Bezzecchi che in Austria acciuffa la pole, strappandola a Marc Marquez malamente caduto, non dice: ‘Vedete? Neanche lui è imbattibile, adesso godo io’. Ma nella prima intervista TV dà il merito ai consigli di Valentino Rossi.” E Gozzi aggiunge un dettaglio rivelatore: “Per altro dirige un team rivale che corre con la Ducati, mentre il Bez è il pupillo Aprilia. È per autogol così che la MotoGP non fa presa.” È questa la chiave del problema: non c’è un avversario, non c’è una narrazione. Manca l’anti-Marquez vero, quello che non solo regga il confronto in pista, ma che sia capace anche di far discutere, di accendere i social, di creare un fronte opposto. Non bastano la velocità o i tempi sul giro. Serve un volto, una voce, un carattere. E finché il paddock sarà popolato da “bravi ragazzi” e dichiarazioni di circostanza, i trionfi di Marc Marquez continueranno a essere letali per la concorrenza… e per lo spettacolo.






