Qualcosa non ha funzionato contro l’Udinese. Ecco che l’Inter vuole reagire e dopo la sosta ci sarà subito un appuntamento importante, quello nel derby d’Italia contro la Juventus. La formazione di Cristian Chivu dovrà dimostrare anzitutto a se stessa che si è trattato di un passo falso nella giornata precedente alla sosta.
Lautaro Martinez e compagni saranno messi a dura prova in questa stagione. L’obiettivo è quello di dimenticare in fretta le giocate della passata annata, terminata nel peggiore dei modi con due delusioni cocenti.
Le parole di Lautaro a France Football
Hai dei rituali pre-partita?
“Molti. Soprattutto la mattina, poco prima. Cerco di fare sempre la stessa cosa, impostare la sveglia alla stessa ora, le 8:01. Insomma, una serie di strani rituali che mi permettono di essere in pace con me stesso. Appena mi alzo, metto a bollire l’acqua per il mate e faccio la doccia. E quando esco dal bagno, ho l’acqua calda già pronta”.
Ne hai qualcuna anche in campo?
“Entrare in campo con il piede buono, il destro. È molto comune in Argentina o in Sud America, per far sì che la partita vada il meglio possibile. Le altre, le tengo per me, sono le mie superstizioni”.
Da dove viene il tuo soprannome “El Toro”?
“Me l’ha dato un compagno di squadra nelle giovanili del Racing (ad Avellaneda, sobborgo a sud di Buenos Aires) fin dai primi allenamenti. Avevo molta forza, voglia di correre, colpivo forte, e lui diceva che ero un toro. È un animale che mi rappresenta bene. A Buenos Aires me ne sono persino fatto tatuare uno qui (si toglie l’orologio e scopre il polso sinistro)”.
Ti piace combattere, lottare?
“Sì, mi piace. Il contatto fisico ti dà la carica, ti dà più energia. Se vinci un duello, te ne vai con più sicurezza”.
C’è stato questo incontro di boxe con Antonio Conte (il suo allenatore) nel 2021…
“Ho avuto un piccolo battibecco con lui all’epoca. Alla fine si è risolto. I miei compagni di squadra hanno poi allestito un ring per scherzo, perché era meglio riderci sopra. È stato un bel momento, per rilassarsi”.

Quali saranno i prossimi tatuaggi?
“Non lo so, ci penso. Voglio finire anche il braccio destro. A un certo punto, volevo tatuarmi la Coppa del Mondo, la Coppa America e i titoli con l’Inter. Ma non l’ho fatto perché, se vinco tutti quelli che sogno di vincere, sarà difficile metterci tutto. (ride, ndr) Forse farò la data del successo in Coppa del Mondo (18 dicembre 2022). Lo stesso vale per la Champions League, se la vinco. Un giorno, spero”.
Nel frattempo, queste finali di Champions League perse non sono tatuaggi, ma cicatrici…
“Abbiamo giocato due finali di Champions League in tre anni. Ogni volta, abbiamo fatto un ottimo percorso, ma ci è sempre mancato quel qualcosa in più nell’ultima partita (0-1 nel 2023 contro il Manchester City). È molto, molto doloroso. L’ultima (0-5 contro il PSG, il 31 maggio) mi è costata molto, ho fatto fatica ad accettarlo, perché eravamo molto fiduciosi e ben preparati. Niente è andato come sperato, e il dolore è stato ancora più grande. Queste sono cicatrici che devono guarire, col tempo”.
Le parole di Manuel Akanji
“Penso che il risultato sia molto buono. Ma se vogliamo essere critici, non tutto va sempre bene. Abbiamo avuto abbastanza occasioni per segnare due o tre gol nel secondo tempo. Potete biasimarci per questo. Ma abbiamo dominato la partita ed è un ottimo risultato”.
Poi guarda al futuro:
“Continueremo lunedì. Non sarà certo una partita facile”.
Spazio anche alle emozioni post-addio al City e del suo arrivo a Milano:
“È ancora difficile realizzare che non faccio più parte della famiglia del City. Anche perché lunedì a Milano non ho incontrato nessuno dei nuovi compagni all’Inter, è successo tutto molto in fretta”.
Su Guardiola:
“Eravamo sei centrali e ci ha detto chiaramente che due avrebbero giocato e due sarebbero andati in panchina. Non è stato bello sentirselo dire”.






