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Catastrofe Sinner, spunta la verità sugli Us Open

Sinner perde il primato mondiale e lo Slam contro Carlos Alcaraz, una sconfitta che scuote soprattutto per quella verità che viene a galla.

Il cemento di New York doveva essere la superficie perfetta per Jannik Sinner, quella capace di esaltare il suo gioco aggressivo e la sua solidità da fondo campo. Invece, la finale degli US Open ha scritto una storia diversa.

Sinner perde agli US Open
La verità sulla sconfitta di Sinner (Foto Instagram – sportitalia.it)

Una storia che lascia un sapore amarissimo in bocca al campione altoatesino e a tutti i tifosi italiani. Sinner non solo ha perso l’occasione di portarsi a casa un altro Slam, ma ha anche ceduto il trono da numero uno al mondo a Carlos Alcaraz, che conferma ancora una volta di essere il suo rivale più temibile.

La verità sulla sconfitta di Sinner

La sconfitta è arrivata in quattro set, un epilogo cocente per chi aveva puntato tutto su questa finale. Non si tratta di una disfatta nel senso tecnico del termine, perché contro un avversario del calibro di Alcaraz può succedere di uscire sconfitto, però il modo in cui è maturata questa caduta fa riflettere. Sinner era considerato il favorito per la superficie, per il momento di forma e per la crescita costante che lo aveva portato fino a qui. Invece, la partita ha mostrato una verità che fa rumore e che spiega molto più di quanto dicano il punteggio e il risultato finale.

Sconfitta per Sinner
Sinner crolla agli US Open (Foto Instagram – sportitalia.it)

Il nodo della questione è arrivato dal servizio, un fondamentale che avrebbe dovuto dargli sicurezza e invece lo ha tradito. Le percentuali raccontano una storia dura da digerire: appena il 48% di prime palle in campo, troppo poco per mettere pressione a un giocatore esplosivo come Alcaraz. Lo spagnolo, dal canto suo, ha viaggiato al 60% e ha potuto contare su 10 ace, contro i soli 2 messi a segno da Sinner. Una differenza che, a questi livelli, diventa quasi incolmabile.

Come se non bastasse, Sinner ha commesso anche 4 doppi falli, un dato che stride con l’idea di solidità che il numero uno italiano aveva costruito attorno a sé negli ultimi mesi. Alcaraz non si è lasciato sfuggire l’occasione, punendo ogni esitazione e trasformando la finale in un braccio di ferro dove la fiducia nel servizio ha fatto la differenza. È questa, senza ombra di dubbio, la verità che emerge da una serata difficile da mandare giù: a decidere non è stata tanto la qualità complessiva dei due tennisti, quanto l’incapacità di Sinner di sfruttare un colpo che a questi livelli deve essere un’arma e non un limite.

La sconfitta brucia, e non poco, ma fa parte del percorso di crescita di un campione. Sinner dovrà ripartire proprio da qui, dal miglioramento di un fondamentale che può restituirgli quel vantaggio competitivo necessario per tornare al vertice. Perché il duello con Alcaraz non finisce certo con gli US Open, anzi: questa rivalità promette di scrivere ancora tante pagine, e il tennis mondiale non aspetta altro.

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