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Pogacar, bufera mondiale: ciclismo nello scandalo

Il ciclismo e Tadej Pogacar si ritrovano in mezzo ad una bufera che scuote i Mondiali su strada, si tratta di un vero scandalo.

Quando si parla di Tadej Pogacar si ha sempre l’impressione di descrivere un predestinato. Un talento purissimo che, ancora giovanissimo, ha già scritto pagine indelebili della storia del ciclismo moderno.

Pogacar scandalo in Africa
Pogacar ed il ciclismo al centro di uno scandalo (Foto IG @totalvelofr – sportitalia.it)

Quest’anno, con il suo quarto Tour de France in tasca, il campione sloveno avrebbe potuto vivere un periodo di gloria assoluta, e invece qualcosa sembra essersi incrinato. Pogacar infatti, nelle ultime settimane, è apparso quasi spento, attraversato da una malinconia che ha sorpreso addetti ai lavori e tifosi.

Scandalo ciclismo: Pogacar nella bufera

Pogacar in maniera diretta o velata, ha persino accennato alla parola “ritiro”, un termine che fa paura perché riferito a un corridore che ha davanti ancora molti anni di carriera e che in teoria dovrebbe dominare la scena per lungo tempo.

Dopo aver scelto di non partecipare alla Vuelta, Pogacar si è concentrato sui Mondiali di ciclismo, che quest’anno si svolgono a Kigali, in Ruanda. Un evento che sulla carta avrebbe dovuto segnare una svolta storica, perché per la prima volta questa manifestazione si tiene in Africa, l’unico continente che non aveva mai ospitato la rassegna iridata. Un traguardo importante per lo sport, ma che si è subito trasformato in una miccia di polemiche e contestazioni.

Infatti, più che per le sfide sportive, di questi Mondiali si parla per ragioni politiche. Il Ruanda è governato da un regime autoritario, con Paul Kagame al potere dal 2000. Il suo governo è accusato di sostenere il gruppo paramilitare M23, responsabile di violenze e di una guerra che da mesi insanguina l’est della vicina Repubblica Democratica del Congo.

Pogacar Mondiali ciclismo
In Ruanda i mondiali di ciclismo tra scandalo e contestazioni (Foto IG @mariobocchio – sportitalia.it)

Una guerra che ha causato una crisi umanitaria devastante, con centinaia di migliaia di sfollati. Nonostante le tante critiche e le pressioni per spostare i Mondiali in un altro paese, alla fine il ciclismo internazionale ha deciso di mantenere la sede africana, scelta che oggi scatena un’ondata di polemiche e getta una nuova ombra sul movimento.

In questo contesto già esplosivo, anche Pogacar si ritrova a vivere un Mondiale complicato. L’esordio non è stato dei migliori, perché nella prova a cronometro, una delle specialità nelle quali di solito riesce a fare la differenza, si è dovuto arrendere alla concorrenza, rimanendo ai margini del podio. Un segnale che fa rumore, perché quando un campione della sua caratura non riesce a esprimere il suo solito livello, inevitabilmente si alimentano dubbi e domande.

I tifosi speravano in un Pogacar trascinatore, capace di lasciarsi alle spalle la malinconia degli ultimi tempi, ma per ora la sua avventura iridata parte sotto un cielo carico di nuvole. Le difficoltà personali del campione sloveno, sommate alle controversie politiche legate all’organizzazione in Ruanda, stanno trasformando questi Mondiali in un’occasione segnata dalle polemiche più che dallo sport.

Il ciclismo, che avrebbe potuto celebrare un momento storico con la sua prima volta in Africa, si ritrova invece immerso in uno scandalo che rischia di offuscare anche i successi degli atleti. E Pogacar, simbolo di un’epoca, si trova al centro di tutto: tra il peso delle aspettative, una condizione non brillante e il contesto incandescente che circonda la competizione. Una tempesta che rende questi Mondiali già indimenticabili, ma purtroppo non per i motivi che gli appassionati avrebbero voluto.

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