Alla vigilia della seconda giornata di Europa League, in programma giovedì 2 ottobre alle 18.45 al Dall’Ara, Vincenzo Italiano ha incontrato i giornalisti. Ecco i passaggi principali.
Mister, che partita si aspetta contro il Friburgo?
“Abbiamo studiato la gara con il Basilea e sappiamo che ci aspetta un avversario organizzato e di grande qualità. In casa è molto temibile, vedremo fuori. Il girone è tosto: dovremo alzare l’asticella”.
Come sta il Bologna in questo momento?
“Siamo in crescita, ma dobbiamo migliorare sotto tanti aspetti. Abbiamo più qualità nel palleggio e nelle conclusioni, ma concediamo ancora troppo dietro. Con tempo e condizione le prestazioni arriveranno”.
L’addio di Beukema e Ndoye pesa ancora?
“Sì, perdere due titolari di quell’equilibrio non è banale. Ci vuole pazienza per inserire i nuovi, ma la base è solida. Sono convinto che col lavoro arriveremo come l’anno scorso”.

Rowe divide la piazza: cosa gli manca?
“Nulla di sorprendente: è giovane e si deve ambientare. A Lecce ha fatto bene, ma servono settimane per crescere. Gol e qualità arriveranno, basta pazienza”.
Quali dettagli vanno sistemati subito per fare punti in Europa?
“Le palle inattive e la fase difensiva negli ultimi 20 metri. Lavoriamo sulle chiusure preventive e sui duelli: piccoli aggiustamenti che faranno la differenza”.
Serve più gamba o più testa ora?
“Entrambe. È normale avere difficoltà dopo cessioni importanti, ma vedo segnali: Heggem e Vitik cresceranno, Bernardeschi e Rowe daranno qualità, e Immobile tornerà a segnare. Ci arriveremo”.
Le giocate che aveva Ndoye lo scorso anno le vede più in Rowe e Cambiaghi o in Dominguez?
“Ogni fine allenamento Dan arrivava con le sagome in mano e si metteva a perfezionare il tiro in porta, rischiando persino di farsi male. L’applicazione c’è anche oggi da parte di tutti. Vlahovic aveva la stessa fame: ad ogni fine seduta si fermava a calciare, senza mai risparmiarsi. Dan ha fatto quel passo mentale che gli ha permesso di diventare il giocatore che abbiamo visto lo scorso anno. I nostri esterni devono imparare da questo: non basta eseguire i compiti, bisogna mettere qualcosa in più. Per Rowe e Cambiaghi significa diventare veri e propri attaccanti aggiunti, capaci di incidere nell’uno contro uno e di trovare la porta con continuità. Dominguez ha altre caratteristiche, ma può aiutarci con intelligenza tattica e capacità di inserirsi. L’importante è che ognuno faccia quel salto di qualità che trasforma il talento in rendimento concreto”.






