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Italia-Israele a Udine, tensione al corteo pro PAL: usati lacrimogeni e idranti

Manca ormai pochissimo al fischio d’inizio di Italia-Israele, sfida cruciale per la qualificazione ai Mondiali 2026 dell’Italia. Una gara delicata dentro e fuori dal campo, per tutte le vicende della guerra e per quelle che sono le proteste che stanno coinvolgendo il prepartita. Novità infatti su quanto sta accadendo all’esterno dello stadio di Udine.

Prepartita tesissimo quello prima dell’inizio della sfida Italia e Israele, a causa degli scontri tra manifestanti e polizia nelle strade di Udine. Usati lacrimogeni e idranti.

Dacia Arena, teatro di Italia-Israele
Dacia Arena, teatro di Italia-Israele

 

Italia-Israele, scontri fuori dallo stadio: cosa sta accadendo

All’arrivo allo stadio, la nazionale di Israele era stata scortata fino allo stadio da molti veicoli delle forze dell’ordine e con un elicottero che ha accompagnato il pullman nell’intero tragitto. La formazione di Gattuso è arrivata con il classico bus. I controlli per i supporter restano rigidissimi.

Serena Pellegrini dall’Avs, in una nota, ha dichiarato: “Al momento il corteo si sta svolgendo in maniera pacifica e senza alcuna tensione”. Italia-Israele che si disputerà alle 20.45 allo stadio di Udine.

Mentre gli scontri all’esterno dello stadio proseguono, l’inno di Israele è stato fischiato prima del calcio d’inizio. Un chiaro segnale su tutto quello che è accaduto negli ultimi tempi.

Italia-Israele, proteste anche a Bologna

Presidio pro Pal di fronte alla sede Rai di Bologna. Usb Bologna ha infatti chiamato alla partecipazione dalle 19 alle 21 tramite i social e invitato a boicottare la partita Italia-Israele. Questa la nota: “Il boicottaggio sportivo è un elemento importante per rompere la macchina di propaganda sionista, per questo a Bologna anche noi saremo sotto la sede Rai locale in presidio: il nostro servizio pubblico non deve essere messo al servizio della propaganda”.

Le misure del Viminale per Udine

La scelta di Udine, piccola e logisticamente gestibile, è stata dettata proprio dall’esigenza di contenere eventuali proteste. Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi segue il dossier in prima persona, in costante contatto con le autorità israeliane. La nazionale di Israele sarà scortata da una sicurezza mista — forze italiane e agenti del Mossad — e verrà ospitata in una località segreta. Nessun contatto con l’esterno, spostamenti riservati, sorveglianza continua: un piano da missione internazionale più che da partita di calcio.

Mentre il Viminale blinda la città, l’interesse sportivo è quasi nullo. I tagliandi venduti fino a questo momento sono appena quattromila, su oltre ventimila a disposizione, nonostante i prezzi popolari (da 14 a 50 euro). La FIGC prova a riempire gli spalti coinvolgendo scuole e società sportive, ma l’atmosfera resta fredda.

La sensazione è che Italia–Israele, più che una tappa verso il Mondiale, si stia trasformando in una partita di sopravvivenza istituzionale. La sfida si giocherà, sì, ma tra barriere, scorte e tanta tensione. E se il calcio, in teoria, dovrebbe unire, a Udine rischia di essere solo di spaccare ulteriormente un Paese già diviso e in allerta.

 

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