L’annata della Ferrari non è stata delle miglior, ma il lutto improvviso che ha colpito la scuderia ha sconvolto la Formula 1: dramma incredibile.
C’è un momento, nel mondo dei motori, in cui il silenzio pesa più del rombo di un V12. È quel momento in cui un grande protagonista decide, o è costretto, a lasciare la pista. La Formula 1, da sempre intreccio di genio, coraggio e follia, ha conosciuto piloti che non hanno solo guidato macchine, ma hanno incarnato un’epoca. Uomini capaci di tenere il volante come si stringe un destino, di rischiare tutto in una curva e di sorridere anche dopo un incidente che avrebbe piegato chiunque. Chi ha vissuto gli anni Sessanta e Settanta ricorda un mondo diverso: le tute ancora intrise di benzina, le gare disputate più con il cuore che con la telemetria, i duelli ruota a ruota che oggi sembrano appartenere alla leggenda.

In quell’epoca dorata del motorsport, tra campioni eterni e scuderie leggendarie, c’era un pilota italiano che portava con sé stile, intelligenza e una classe fuori dal comune. Non era solo un talento al volante, ma un simbolo di come si potesse essere veloci senza mai perdere eleganza. E anche dopo aver appeso il casco al chiodo, ha continuato a raccontare quel mondo con passione e competenza, diventando una voce familiare per milioni di appassionati. Oggi, quel silenzio che solo i motori spenti sanno evocare, è per lui.
Addio ad Andrea de Adamich, pilota, giornalista e volto della televisione italiana
Il mondo dei motori piange Andrea de Adamich, scomparso all’età di 84 anni. Nato a Trieste nel 1941, è stato uno dei volti più amati e rispettati del panorama automobilistico italiano, prima come pilota e poi come giornalista televisivo. Il suo debutto nel mondo delle corse risale al 1962, ma la sua carriera decollò nel 1965 con la vittoria del Campionato Italiano di Formula 3, che gli aprì le porte dell’Alfa Romeo. Con il marchio del Biscione conquistò due Campionati Europei Turismo nel 1966 e nel 1967, al volante della mitica Giulia GTA, diventando simbolo della scuola italiana di guida sportiva. Il salto in Formula 1 arrivò nel 1968, con una carriera che lo vide correre per team leggendari come Ferrari, McLaren, March, Surtees e Brabham. Cinque stagioni di impegno assoluto, sempre diviso tra la massima categoria e il Mondiale Prototipi, dove ottenne due vittorie con Alfa Romeo. La sua fu una carriera costruita più sul talento e sull’intelligenza tattica che sulla ricerca disperata del rischio, in un’epoca in cui ogni curva poteva essere l’ultima.

Dopo il ritiro nel 1974, de Adamich divenne una delle voci più riconoscibili della televisione italiana. Dal 1978 al 2009 è stato volto storico di Mediaset, al fianco di Guido Schittone, raccontando i Gran Premi con la stessa passione con cui li aveva vissuti da pilota. Nel 1991 fondò il Centro Internazionale Guida Sicura, continuando la collaborazione con Alfa Romeo e dedicandosi alla formazione di giovani e professionisti, sempre con la convinzione che la sicurezza fosse il primo passo verso la vera velocità. Nel 2022, il Presidente della Repubblica lo aveva insignito del titolo di Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, riconoscendo il suo contributo al mondo dello sport e alla cultura dell’automobilismo. Con lui se ne va un pezzo autentico della storia dei motori italiani: un uomo elegante, appassionato e fedele alla sua idea di velocità, quella che non ha bisogno di clamore, ma solo di cuore.






