Tutto procedeva per il meglio alle ATP Finals per Sinner, ma la spiata improvvisa ha rovinato i suoi piani: le prove schiaccianti lo incastrano.
Nel mondo del tennis contemporaneo è difficile trovare un atleta che incarni rigore, dedizione e concentrazione quanto Jannik Sinner. L’altoatesino si è costruito negli anni l’immagine di un professionista totale, uno che non lascia nulla al caso e che vive la carriera secondo un codice personale quasi ascetico. In campo è feroce, meticoloso, impenetrabile; fuori dal campo è misurato, educato, sempre attento a non trasformare il suo profilo pubblico in un’esibizione. Una scelta precisa, che lo distingue non solo dal resto del circuito ma anche dal suo grande rivale generazionale, Carlos Alcaraz. Se lo spagnolo è più portato al sorriso, all’esuberanza naturale e a un approccio più leggero alla vita da campione, Sinner ha sempre mostrato una dimensione differente: quasi monastica, orientata a un lavoro costante e metodico, senza distrazioni. È questa la differenza più evidente tra i due, l’aspetto che spesso alimenta la narrativa del “duello di mondi opposti”. Eppure, dietro la perfezione quasi robotica che gli viene spesso attribuita, Sinner custodisce anche un lato ironico, più umano, che emerge nei momenti giusti: battute in conferenza stampa, scambi leggeri con i compagni, una risata vera nei momenti di decompressione.

Ma c’è un’altra componente essenziale del suo percorso: la dieta. Chi lo conosce bene sa quanto sia rigoroso anche a tavola, fedele a un regime alimentare che gli permette di mantenere un rendimento atletico impressionante. Carboidrati calibrati, attenzione agli zuccheri, cura quasi maniacale dell’idratazione: la cucina è parte integrante del suo allenamento quotidiano. Questa volta, però, durante le ATP Finals di Torino, il suo nome è stato tirato in ballo da un osservatore insospettabile, che ha involontariamente svelato un dettaglio che ha fatto sorridere molti tifosi.
Lo chef Grasso inguaia Sinner: ogni tanto la pizza “fuori orario” scappa
A parlare è stato Giovanni Grasso, lo chef stellato incaricato per il quinto anno consecutivo della Players Lounge delle ATP Finals. Insieme al socio Igor Macchia, guida una squadra di cento persone all’interno dell’area gastronomica dedicata ai tennisti, alle loro famiglie e agli staff. Un lavoro colossale: oltre 700 pasti al giorno, ritmi serratissimi e richieste che cambiano in base ai match, alla condizione fisica e alle abitudini degli atleti. Tra i frequentatori più assidui dei suoi tavoli ci sono proprio Jannik Sinner e Alexander Zverev. Nell’intervista, Grasso ha raccontato che i tennisti sono estremamente attenti alla nutrizione, e che la loro dieta è scandita da insalate ricchissime, carboidrati mirati, porzioni importanti di verdure, cereali e proteine leggere.

Ma poi è arrivata la frase che ha scatenato l’ironia dei fan: il maestro dei fornelli ha rivelato che, ogni tanto, “fuori orario”, anche campioni maniacali come Sinner e Zverev cedono alla tentazione di una pizza o di un sushi preparato appositamente per loro. Una concessione minima, quasi simbolica, che dimostra come anche i professionisti più rigorosi trovino un modo per lasciarsi andare. Grasso ha spiegato che l’obiettivo della sua cucina non è imporre regole, ma ascoltare: “Li accontentiamo nei gusti, nei tempi e nel desiderio di piatti semplici ma perfetti”.






