Il derby dirà qualcosa, ma non tutto: troppo presto per i giudizi, in positivo come in negativo.
Decisamente poco per illudersi o deprimersi: ecco perché, saggiamente, il direttore Tare ha abbassato le aspettative sulla partita di domenica, riducendola a quello che è, vale a dire una partita carica di rivalità cittadina, ma non necessariamente una partita di vita o di morte.
Piano con le esaltazioni o le depressioni allora: il pareggio, in tal senso, non sarebbe male per nessuno, ma forse scontenterebbe tutti. Perché l’Inter, come sempre, è convinta di essere superiore, dall’alto di un piedistallo da cui è già caduta l’anno scorso, quando i due derby, classifica alla mano, sono costati carissimo.
E il Milan, mai come quest’anno, lo sa: c’è poco da sentirsi inferiori, specie visto che per la prima volta in stagione, Allegri potrà mettere in campo la formazione titolare. Non male, al 23 di novembre: un dato passato troppo spesso inosservato, ma che dovrebbe far valutare meglio l’inizio d’annata rossonero.
A proposito di formazione titolare, non può passare inosservato il sorpasso subito da Pervis Estupinan a opera di un figlio del Vismara e di Milanello: Davide Bartesaghi è una bella storia da raccontare a chi non conosce il mondo Milan. È la storia di un ragazzo umile, lavoratore, che si fa accompagnare dal papà agli allenamenti, che nelle categorie inferiori convinceva ma non troppo: io stesso, lo dico con grande sincerità, non pensavo potesse arrivare fin qui.
Perché Bartesaghi ha pagato spesso la sua duttilità e disponibilità: lo metti terzino, poi centrale, poi alto, poi basso, poi a 4, poi a 5… lui gioca, risponde, ma spesso si carica anche di errori non suoi e rischia di bruciarsi. Ma paradossalmente il calcio dei grandi va meglio che la Primavera e la Serie C per lui: il resto lo fa Massimiliano Allegri, che gli sta dando fiducia e continuità come all’epoca fece con Mattia De Sciglio, poi diventato un suo fedelissimo. Più di De Sciglio, Bartesaghi ha un armadio incorporato: nel calcio del 2025 è un motore che ti dà già tanto vantaggio.
Come Mattia, Davide ha la testa sulle spalle. Nella mediocrità dell’Italia di oggi, Bartesaghi è una boccata d’aria fresca, di ossigeno puro. Se si chiamasse Bartezinho, costerebbe 50 milioni. Se si chiamasse Bartesaguiz, sarebbe titolare nella Spagna: in Italia lo lasciamo ancora in under 21, come se in Nazionale maggiore giocassero ancora Maldini o Cabrini, ma poi ci sorprendiamo se la Norvegia te ne rifila 4. E allora, oggi più che mai, viva Davide Bartesaghi e chi ci ha creduto in lui: il carro è ancora aperto, ma i posti si stanno riempiendo velocemente.
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