L’Italia non se la passa bene dal punto di vista sportivo, ad eccezione del tennis. Un altro scandalo ha colpito la Serie A: penalizzazione in arrivo.
La geografia giudiziaria dello sport italiano, nelle ultime settimane, ha assunto contorni sempre più complessi. Non si tratta più soltanto dei grandi club o dei casi mediaticamente ingombranti, ma di un ecosistema che inizia a mostrare crepe strutturali lungo tutto il suo perimetro. La Juventus, ancora una volta, resta epicentro di un sisma finanziario che la UEFA ha deciso di approfondire aprendo un procedimento formale sull’ultima triennalità di bilancio.
I numeri, del resto, parlano da soli: tra perdite accumulate, aumenti di capitale e un piano industriale che fatica a decollare, la vecchia struttura societaria bianconera ha lasciato un’eredità pesante, che ora rischia di riverberarsi anche sul piano sportivo. L’Europa osserva e valuta, ma a Torino il timore è che sanzioni economiche e vincoli su mercato e liste UEFA possano diventare più di una semplice eventualità.

Non va meglio più a sud, dove il Napoli continua a convivere con un paradosso: una società brillantemente in ripresa dal punto di vista sportivo, ma attanagliata dall’ultima vicenda giudiziaria che ha travolto il presidente De Laurentiis. E poi c’è il mosaico delle società minori, quelle che ogni estate affrontano il rito dell’iscrizione tra fideiussioni mancanti, piani di rientro traballanti e dichiarazioni finanziarie soggette a verifiche sempre più serrate.
Dagli organi di controllo della FIGC emergono segnali chiari: la linea è diventata molto più rigida e la tolleranza verso proroghe, deroghe o situazioni borderline si sta riducendo drasticamente. Il calcio italiano, dopo anni di scivolamenti e palliativi normativi, si trova dentro un processo di selezione naturale che non risparmia nessuno. Tuttavia non è solo nel calcio che i club si trovano a fare i conti con la giustizia sportiva, perché a fare i conti con il Consiglio Federale c’è anche Valerio Antonini.
Basket, penalizzazione per Trapani Shark: aperto un nuovo fascicolo
Nel quadro già teso della giustizia sportiva italiana, il caso Trapani Shark nel mondo del basket si inserisce come esempio paradigmatico di come gestione amministrativa, obblighi fiscali e trasparenza societaria non siano più variabili accessorie ma criteri determinanti per la sopravvivenza nel professionismo. La Federazione ha deliberato una penalizzazione di un punto in classifica, a seguito della segnalazione della Commissione indipendente per l’equilibrio economico-finanziario, subentrata alla ComTeC.
Una segnalazione precisa: mancato versamento della quarta rata dell’accordo siglato con l’Agenzia delle Entrate lo scorso maggio, circa 120 mila euro, scadenza agosto, adempimento non pervenuto. Fin qui, una violazione regolamentare netta e documentata. Il caso, però, si complica quando la società siciliana presenta una dichiarazione opposta, affermando di essere perfettamente in regola con le rate previste.

Una discrepanza così marcata da indurre la Commissione a inviare gli atti alla Procura Federale, incaricata ora di verificare l’autenticità e la correttezza della documentazione prodotta dal club. L’ipotesi – ancora tutta da dimostrare – è che ci possa essere stato un errore procedurale oppure, scenario più grave, una comunicazione non allineata rispetto agli atti fiscali effettivi.
Come se non bastasse, la Procura ha aperto un secondo fascicolo relativo all’iscrizione al campionato di Serie A 2025-26. È un’area grigia che spesso accompagna i salti di categoria veloci, dove i bilanci devono correre a una velocità maggiore dell’espansione sportiva. Il caso Trapani Shark, da questo punto di vista, è un avvertimento chiaro. La penalizzazione è soltanto il primo passo di un procedimento più ampio che potrebbe influenzare la stagione, la programmazione tecnica e la reputazione del club.






