Non che Sinner non ci abbia abituato a continui scossoni e stravolgimenti, ma stavolta i tifosi sono rimasti increduli: non era mai successo prima.
La stagione 2025 ha ridefinito il panorama del tennis moderno e, soprattutto, ha certificato la nascita di una rivalità destinata a segnare un’epoca. E’ ormai quasi inutile ripeterlo. Da una parte Jannik Sinner, capace di attraversare un anno complesso e trasformarlo in una dimostrazione di forza, maturità e consistenza mai viste prima nel tennis italiano. Dall’altra Carlos Alcaraz, il numero uno del mondo, il talento esplosivo che sembrava destinato a dominare da solo l’era post-Big Three.
E invece lo scenario è cambiato. Sinner ha sbalordito tutti, non solo per il numero di titoli – sei trofei, tra cui Wimbledon e le ATP Finals, chiuse senza perdere un set – ma per la qualità del tennis espresso nelle fasi decisive della stagione. I numeri parlano chiaro, perché ha chiuso l’anno con una percentuale di turni di servizio tenuti del 92%, il suo massimo in carriera, e con il record storico di miglior giocatore dell’intera stagione sia al servizio sia in risposta, risultato mai ottenuto da nessun altro nella storia delle statistiche ATP moderne.
L’impressione generale è che l’azzurro abbia fatto un salto di qualità non solo tecnico, ma anche mentale. Dopo la finale persa agli US Open contro Alcaraz, quando gli era mancata solidità proprio nei momenti cruciali, Sinner ha cambiato marcia. A partire da Pechino e poi nel tour indoor, il suo tennis ha assunto una dimensione diversa, più aggressiva, più puntuale, più continua. La rivalità con lo spagnolo ha fatto il resto. Alcaraz ha vinto più punti, più tornei del circuito Masters e due Slam, ma è stato costretto ad alzare il livello ogni volta che ha trovato Sinner dall’altra parte della rete. A Wimbledon, l’azzurro lo ha superato prendendosi una rivincita pesante. Alle ATP Finals lo ha battuto ancora, questa volta dando la sensazione di avere una marcia in più nei primi colpi, nel coraggio e nella gestione delle situazioni limite.
È qui che nasce la percezione – condivisa ormai da analisti, ex campioni e tecnici – che Sinner abbia portato qualcosa di nuovo, inatteso, quasi rivoluzionario.
Sinner, senti Mouratoglou: “Unico ad aver dominato servizio e risposta. Mai successo prima”
Patrick Mouratoglou ha sintetizzato in modo perfetto ciò che il mondo del tennis ha iniziato a intuire da mesi. L’allenatore francese, voce autorevole nel panorama tecnico internazionale, ha spiegato, forse meglio di chiunque, perché il 2025 di Sinner rappresenti un capitolo senza precedenti: “Jannik è attualmente il numero uno al mondo nel servizio e nella risposta. È unico”. Per comprendere il peso di questa affermazione bisogna tornare ai Big Three. Abbiamo avuto giocatori che dominavano un lato dell’equazione: Roger nel servizio, Rafa e Novak nella risposta. Ma mai entrambi – ha precisato Mouratoglou. L’idea che un tennista possa eccellere contemporaneamente nella fase offensiva e in quella difensiva è qualcosa che, fino a quest’anno, apparteneva più alla teoria che alla realtà del campo.

La trasformazione di Sinner si è vista soprattutto dopo la finale degli US Open: servizio più incisivo, terzo colpo più aggressivo, maggiore capacità di comandare gli scambi a partire dai primi due colpi. Mouratoglou ha raccontato la differenza con un esempio emblematico: il set point annullato nel primo parziale della finale delle ATP Finals, quando Sinner ha tirato una seconda a 187 km/h. Aveva tre opzioni. Ha scelto la più rischiosa. Se doveva perdere il set, voleva farlo alle sue condizioni – ha argomentato Mouratoglou. Per il tecnico francese, quello è il manifesto della mentalità dell’élite.






