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Ridimensionato Sinner, il 2026 inizia male: dietro non solo ad Alcaraz

A pochi giorni dall’inizio della nuova stagione, Sinner è stato ridimensionato senza mezzi termini. Ora non è solo Alcaraz il suo problema.

Il 2025 di Jannik Sinner è iniziato con un presupposto diverso rispetto al recente passato: per la prima volta dopo tempo, l’altoatesino si prepara ad affrontare un’intera stagione senza interruzioni, dopo che quella precedente si era di fatto compressa in nove mesi a causa della squalifica legata al caso clostebol. Un dettaglio tutt’altro che secondario, perché il lavoro fisico, la programmazione dei tornei e la gestione mentale cambiano radicalmente quando il calendario non è spezzato da stop forzati. Sinner arriva a questa nuova annata con uno status ormai consolidato. Il 2025 lo ha visto imporsi come riferimento costante del circuito, non più soltanto come talento in ascesa ma come uomo da battere, tanto che quel numero due sulle spalle forse gli sta un po’ stretto. La sua crescita è stata lineare, metodica, quasi scientifica, e oggi si misura non solo nei risultati ma nella percezione che il circuito ha di lui. Ogni torneo diventa un banco di prova, ogni partita un messaggio lanciato agli avversari.

Jannik Sinner
Ridimensionato Sinner, il 2026 inizia male: dietro non solo ad Alcaraz – Sportitalia.it (screen Youtube)

Tra questi, inevitabilmente, c’è Carlos Alcaraz. Lo spagnolo e l’azzurro continuano a rappresentare il dualismo centrale del tennis contemporaneo, una rivalità che promette nuovi capitoli fatti di botta e risposta, aggiustamenti tattici e sfide ad alta intensità emotiva. I due si conoscono, si studiano e si rispettano, ma la competizione resta feroce. Il 2025 è pronto a rilanciare questo confronto, con entrambi decisi a partire forte nel 2026. Eppure, mentre il nome di Sinner domina titoli e discussioni, l’altoatesino ha vissuto anche un momento di ridimensionamento pubblico. Non tecnico, bensì narrativo. Dopo mesi in cui ogni suo gesto sembrava caricato di significati epocali, la percezione si è fatta più realistica: Sinner è oggi un campione affermato, ma per alcuni non un’entità fuori scala.

Pennetta, Fognini e il muro abbattuto: la Top 10 come svolta storica

In questo contesto di presente e futuro, le parole di Flavia Pennetta al Corriere della Sera riportano lo sguardo su un passaggio chiave della storia del tennis italiano. L’ex campionessa azzurra ha rivendicato con lucidità il valore simbolico dell’ingresso in Top 10, ma con una precisazione netta: “Quel muro, al maschile, lo ha rotto Fabio”. Un riferimento diretto a Fabio Fognini, suo marito, e a un traguardo che spesso viene ricordato meno di quanto meriti. Fognini è entrato per la prima volta tra i primi dieci giocatori del ranking ATP il 15 luglio 2019, raggiungendo la nona posizione mondiale. Un risultato storico, arrivato al termine di una stagione straordinaria culminata con la vittoria al Masters 1000 di Monte Carlo, dove sconfisse in sequenza giocatori del calibro di Rafael Nadal e Dusan Lajovic. Quella Top 10 non fu un premio episodico, ma la certificazione di una carriera costruita con continuità ad altissimo livello.

Fabio Fognini
Pennetta, Fognini e il muro abbattuto: la Top 10 come svolta storica – Sportitalia.it (Screen Youtube)

Secondo Flavia Pennetta, quel passaggio ebbe un valore che andò oltre il singolo risultato: aprì una porta mentale. Dimostrò che anche un tennista italiano, in un’epoca dominata da Federer, Nadal e Djokovic, poteva sedersi stabilmente al tavolo dei migliori. Un concetto che oggi appare quasi scontato, ma che allora non lo era affatto. La stessa Flavia aveva vissuto qualcosa di simile nel circuito femminile, diventando la prima italiana in Top 10 WTA il 17 agosto 2009. Due percorsi diversi, ma legati da un filo comune: la rottura di un limite percepito. Ecco perché, nel parallelo tracciato con Sinner, Pennetta parla di cicli che si aprono. L’effetto trascinamento, la convinzione collettiva che “si può fare”.

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