GP di Turchia, Lewis Hamilton si arrende. Il campione britannico sente di dover combattere più battaglie e non sa se potrà arrivare in fondo
Da qual 18 marzo 2007, giorno e anno del suo debutto in Formula 1, Lewis Hamilton ha combattuto tantissimo. Prima per affermarsi come campione, poi per duellare con gli avversari in pista e oggi per essere il migliore di sempre. 
Una battaglia che non l’ha stufato anche se confessa di essere molto cambiato con il tempo. Perché come ha confessato al quotidiano tedesco ‘Suddeutsche Zeitung’ all’inizio della sua carriera l’obiettivo era uno solo. Poco rispetto per gli altri colleghi, voleva solo ingaggiare battaglie furiose in pista e vedere il sangue, anche se solo metaforicamente parlando.
Oggi Hamilton è un pilota ma soprattutto un uomo più maturo e ha diversificato i suoi interessi. La battaglia per la parità, sublimata dalla nascita del ‘Black Lives Matter’, lo ha coinvolto in prima persona anche se ammettete di avere dei limiti: “Metterei a rischio la mia carriera per aiutare una causa giusta, come se necessario a salvare una vita. Ma anche a stimolare un cambiamento nelle menti delle persone, che possa aiutare la collettività. Però non sono Superman e non posso salvare il mondo da solo“.
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GP di Turchia, Lewis Hamilton si arrende: la sua tattica per la gara è molto chiara
A Sky Sport F1 ha spiegato la sua tattica: “Rimontare non è mai facile, però abbiamo dimostrato un buon passo in questo weekend, non ci aspettavamo fosse così forte. La chiave per la gara sarà rimanere lontano dai guai e cercare di essere aggressivo fin dall’inizio”.
