La Copa America ai raggi X – La Golden Generation degli Stati Uniti: grande attesa e alcune contraddizioni

“Wake-up call”, un campanello d’allarme: così Gregg Berhalter ha definito la pesante sconfitta per 5 a 1 subita contro la Colombia nel primo dei due test amichevoli in vista della Copa America, che gli Stati Uniti disputeranno da squadra ospitante. E rincarando la dose ha aggiunto che quanto visto dal 75′ in poi da parte dei suoi sia stato una “mancanza di rispetto verso il calcio, verso gli avversari e verso il loro stesso lavoro”, senza cercare scuse. Una batosta che ha preoccupato i tifosi statunitensi nonostante si trattasse solamente di una amichevole ed il messaggio sembra essere arrivato a destinazione: una reazione decisa si è vista nella sfida successiva pareggiata per 1 a 1 con il Brasile, con perla di Pulisic su punizione in risposta alla rete iniziale di Rodrygo.

Il fatto è che le aspettative verso gli States non sono davvero mai state così alte. Non per niente si parla di Golden generation (generazione d’oro) di talenti, pronti a stupire.

Berhalter è alla guida della squadra da ormai più di 5 anni, anche se con un intermezzo di sospensione di un anno e mezzo durante il quale in panchina si sono susseguiti Hudson e l’attuale vice Callaghan per delle indagini condotte dalla Federazione, riguardanti una vecchia questione di violenza privata venuta a galla, allora da chiarire. Al Mondiale in Qatar nel 2022 comunque è riuscito a superare il girone, fermando sul pari l’Inghilterra (0 a 0) oltre che il Galles (1 a 1), prima di battere l’Iran ed approdare agli ottavi, dove però l’Olanda ha avuto la meglio imponendosi per 3 a 1. Il tutto dopo aver trionfato prima in Concacaf Nations League nel 2020 e poi nella Concacaf Gold Cup l’anno successivo.

C’è un tema che tiene aperto il dibattito della critica da sempre negli Stati Uniti del Soccer – ed in particolare ora con la crescente esportazione di giocatori all’estero – ed è strettamente legato alle speranze dei tifosi per questa Copa. Non è mai successo che ad un appuntamento così, gli Stati Uniti ci arrivassero con così pochi giocatori provenienti dalla MLS: sono appena 3 e questo è paradossalmente considerato da tanti come un ottimo motivo per essere ottimisti. Il campionato americano, basato sulla creazione di franchigie che vedrà dal 2025 l’introduzione della trentesima squadra, quella del San Diego, non prevede retrocessioni e questo comporta un basso tasso di pressione verso i giocatori non direttamente impegnati nella lotta per il titolo. E’ meglio per molti che i talenti viaggino all’estero fin da adolescenti, magari in Europa, pure mettendo in conto il rischio di non giocare in squadre dove c’è maggior concorrenza, rispetto al rimanere in patria per avere minutaggio assicurato. Un problema cui dalle nostre parti non siamo abituati. Generalmente in Italia vediamo che in Azzurro ci va, di norma anche se non per forza, chi nel proprio club trova spazio e guardando i numeri questo sta avvenendo anche per gli States. La differenza è che il dubbio che serpeggia negli Stati Uniti sia quello che, fino a quando eventualmente non cambierà qualcosa a livello di regolamento, la scelta di emigrare non diventi quasi obbligata per chi vuole davvero fare un certo tipo di carriera, altrimenti il rischio è di non affrontare mai quel tipo di pressione che si può percepire quando sei costretto a vincere per salvarti, per esempio.

La via è comunque tracciata ed il calcio sta scalando tante gerarchie anche qui. La creazione della MLS Next Pro dal 2020, che coinvolge Stati Uniti e Canada e che è andata a sostituire la vecchia US Soccer Development Academy, ha dato il via ad un progetto giovanile molto strutturato e convincente, che ha l’intento di indirizzare i prospetti di casa coinvolgendoli in un torneo d’élite dove possono immediatamente confrontarsi con i migliori pari età. Da queste partite attingono gli scout che vanno lì alla ricerca del nuovo Pulisic. E gli stessi americani suggeriscono di seguire l’esempio di chi, come il giocatore del Milan, ha scelto di cercare fortuna all’estero già da quando aveva 16 anni, scelta condivisa da tanti altri: Wright e McKennie sono andati in Germania a 18 anni, Reyna ha scelto il Dortmund quando ne aveva 17, Weah ha raggiunto il PSG addirittura a 14, Musah ha iniziato direttamente a tirare i primi calci in Italia, al Giorgione Calcio.

Ora è difficile dire dove potrà effettivamente arrivare questa squadra che di certo punta a stupire come non mai. Il perché si capisce proprio dalle premesse fatte qui sopra, si intuisce che le scelte che vengono fatte sono quelle di un Paese che è consapevole di non avere una così profonda e radicata cultura calcistica e che sta attuando una serie di mosse strategiche per aiutare la crescita ed espansione di questo sport. Ospitare la Copa America sarà il primo grande appuntamento, seguirà il Mondiale per Club del 2025 e soprattutto la Coppa del Mondo per Nazioni del 2026. Non solo l’arrivo di Messi e degli altri ex Barcellona: il piano è più di profonda crescita rispetto a quello attuato per esempio da un altro Paese che punta ad una ascesa verticale, ma con una strategia diametralmente opposta, ovvero l’Arabia Saudita.

A Berhalter il compito, a lunga durata, di dare identità e gioco ad un gruppo giovanissimo: l’età media della lista convocati è di 25,1 anni. Fra i quali mancherà Sergiño Dest, infortunatosi al ginocchio lo scorso aprile e che rientrerà forse solamente nel 2025.

Vediamo ruolo per ruolo, le scelte fatte dal tecnico.

Portieri: Ethan Horvath (Cardiff City), Sean Johnson (Toronto FC), Matt Turner (Nottingham Forest)

Portieri: Ethan Horvath (Cardiff City), Matt Turner (Nottingham Forest), Sean Johnson (Toronto FC).

Un po’ come successo, con le dovute proporzioni, al Dibu Martinez con l’Argentina, la carriera di Ethan Horvath ha vissuto il suo momento più alto per ciò che è stato capace di fare in Nazionale. Uno su tutti: quando nella Nations League del 2021 ha salvato i suoi parando un rigore ai supplementari, in finale al messicano Guardado, impedendo alla sfida di protrarsi fino ai penalty. Una carriera senza grandi picchi la sua, con il passaggio dal Bruges al Nottingham Forest nel 2021, dove non avrà fortuna: lo scorso febbraio è approdato al Cardiff dopo 6 mesi ai margini, rimanendo in Championship (non ha mai esordito in Premier League).

Alle spalle dei due il più esperto Sean Johnson, in forza al Toronto, di 35 anni. Da quando c’è Berhalter in panchina la sua è una presenza fissa nello spogliatoio, data la sua capacità di fare gruppo alle spalle dei titolari riconosciuti. Poche presenze, ma sempre nel giro della Nazionale, anche al Mondiale 2022.

Difensori: Kristoffer Lund (Palermo), Antonee Robinson (Fulham), Cameron Carter-Vickers (Celtic), Tim Ream (Fulham), Marc McKenzie (Genk), Chris Richards (Crystal Palace), Shaq Moore (Nashville SC), Miles Robinson (FC Cincinnati), Joe Scally (Borussia Mönchengladbach).

Il talento Kristoffer Lund del Palermo, classe 2002, sfida Antonee Robinson per sulla fascia sinistra. Approdato in rosanero la scorsa estate dopo aver vinto il campionato in Svezia all’Hacken, Lund ha scelto solamente la scorsa estate la Nazionale USA (da dove è originaria la madre) dopo aver fatto tutta la trafila con la Danimarca ed essere anche cresciuto calcisticamente lì. In Serie B Lund si è fatto apprezzare dai tifosi realizzando anche 2 gol e 3 assist. Il futuro è suo, in un ruolo storicamente complicato per gli Stati Uniti e dove ora invece c’è una buona concorrenza. Non sarà infatti facile per lui scalzare Antonee Robinson, padrone della corsia da anni. Anche perché la stagione disputata in Premier League con il Fulham è stata fra le sue migliori in carriera: ben 6 assist per lui ed una costanza di rendimento che lo hanno portato ad essere fra i più positivi nel ruolo nel campionato più difficile del mondo. Oltre che uno dei più presenti dato che ha saltato giusto qualche manciata di minuti qua e là, risultando per il resto sempre presente a parte che contro il Luton Town per uno stop fisico.

Cresciuto nel Tottenham, Cameron Carter-Vickers ha creato le sue migliori fortune nelle ultime tre stagioni in Scozia, dopo l’affermazione avuta nei vari prestiti nella Championship inglese. Al Celtic ha vissuto le prime due annate da titolare, mentre nell’ultima è stato frenato da qualche infortunio. 3 titoli scozzesi e 4 coppe nazionali vinte, Carter-Vickers si è abituato a vincere ed è la prima alternativa in centro alla difesa. Davanti a lui il duo formato da Timothy Ream e Chris Richards. Il primo, a 36 anni è uno dei veterani assoluti della squadra. Qui si ritorna al dibattito se sia più allenante avere gloria in Patria o essere comprimari all’estero: Ream è uno dei titolari di Berhalter, come confermato dalle ultime amichevoli pre-torneo, anche se con il Fulham non ha più visto il campo dallo scorso febbraio, ad esclusione dell’ultima uscita stagionale dove è stato schierato con la fascia al braccio più che altro per fargli dare un ultimo saluto ai propri tifosi, prima di un possibile ritorno in MLS. Al suo fianco Richards uno dei giocatori più duttili del reparto visto che è stato adattato a fare non solo il terzino destro e sinistro, ma anche il centrocampista centrale, nel Crystal Palace. Scuola Bayern Monaco, al Palace dopo una stagione di ambientamento ha conquistato la titolarità in questa stagione per poi non perdersi più nemmeno un minuto fra quelli che poteva giocare. A 24 anni sarà lui ad affiancare Ream in centro alla difesa. A completare il blocco di centrali Mark McKenzie del Genk, che in Belgio è stato fra i migliori centrali del campionato, apprezzato per le sue doti in costruzione anche se visto poco in termini di titolarità da parte del ct, che comunque lo tiene sempre in considerazione nel gruppo.

A destra, data l’assenza di Dest, il posto è assicurato a Joe Scally, ventunenne del Borussia Mönchengladbach. Scally non eccelle in qualche particolare qualità, non avendo una particolare predilezione offensiva, ma è un terzino affidabile. E’ stato fra quelli che sono crollati nel 5 a 1 subito contro la Colombia, ma la reazione contro un rivale come Vinicius è stata encomiabile. Prima alternativa a destra Miles Robinson, che ha avuto la forza di riprendersi dall’infortunio al tendine d’Achille subito lo scorso anno. Robinson non è mai uscito dalla MLS, Berhalter lo considera molto anche per la capacità di giocare in entrambe le fasce. A proposito di duttilità, ecco Shaq Moore: rientrato in patria nel 2022 dopo aver cercato fortuna in Segunda Division in Spagna, al Nashville ha imparato a garantire il proprio apporto in entrambe le fasi, oggi è considerato infatti una delle possibili alternative per eventuali assenze in fascia d’attacco.

Centrocampisti: Weston McKennie (Juventus), Tyler Adams (Bournemouth), Gio Reyna (Nottingham Forest), Yunus Musah (AC Milan), Johnny Cardoso (Real Betis), Malik Tillman (PSV Eindhoven), Luca de la Torre (Celta Vigo).

L’avventura juventina di Weston McKennie si sta per concludere, nell’ambito del passaggio del sempre più probabile nuovo rinforzo bianconero Douglas Luiz: l’americano è stato scelto, insieme ad Iling-Junior, come pedina di scambio per convincere l’Aston Villa. Il centrocampista arriva a questa Copa America con una parabola in discesa. L’impatto al suo primo anno a Torino era stato molto positivo ai tempi di Pirlo, poi sono arrivati un lungo infortunio patito con Allegri, con il quale non si è più affermato come titolare. Max ne ha premiato la duttilità, qualità che però forse lo ha messo in confusione togliendogli un ruolo preciso in campo. Nemmeno il prestito al Leeds lo ha fatto ritrovare, ora probabilmente ci riproverà in Premier League. In Copa America comunque, sarà uno dei fedelissimi di Berhalter, nonché uno dei leader del gruppo.

Giovanni Reyna è uno dei giocatori che meglio rappresenta pregi e difetti di questa Nazionale. Talento cristallino, un 10 prestato a giocare in ogni posizione della mediana (in Copa America agirà probabilmente da mezzala), le aspettative intorno a lui sono sempre stati enormi, tanto che in molti rivedevano in lui la visione di gioco di un certo Landon Donovan. Il suo approdo al Borussia Dortmund faceva presagire a grandi cose, ma dopo lo svezzamento e la sua imposizione in prima squadra, complice qualche infortunio è finito ai margini, spingendo Terzic, dopo due stagioni negative, a mandarlo in prestito al Nottingham Forest, anche per non fargli perdere il treno della manifestazione continentale. Su di lui e sulle sue invenzioni si poggiano molte delle chance di andare avanti degli States: avendo appena 21 anni, ha tutto il tempo per far ricredere chi già tende a considerarlo un flop.

Uno degli equilibratori di Berhalter è Tyler Adams del Bournemouth, anche lui manifesto dei limiti della squadra. Abile recuperatore di palloni, Adams è il classico centrocampista dai mille polmoni. Peccato che in stagione abbia accumulato appena 3 presenze in Premier League e che dopo il Mondiale in Qatar non sia stato più preso in considerazione nelle convocazioni, almeno fino allo scorso marzo. Nonostante questo, la sua unicità nelle caratteristiche lo renderà un valido aiuto nelle rotazioni in questa Copa.

Il rientro nei ranghi di Tyler Adams ha tamponato la possibile ruggine accumulata dal milanista Yunus Musah, altro prospetto che ha scelto di crescere in un grande club anche a costo di perdere qualcosa in termini di minutaggio. Oggi Musah, dopo essere stato titolare inamovibile in Qatar, è comunque la prima scelta davanti alla difesa, alternandosi con lo stesso Adams e con Johnny Cardoso, che a gennaio è approdato dall’Internacional in Brasile al Real Betis in Spagna, dove in sei mesi si è inserito subito nell’11 iniziale. A 22 anni rappresenta la prima alternativa al duo Musah-Adams.
La scintilla ce la aspettiamo da Malik Tillman, fantasioso centrocampista del PSV Eindhoven protagonista assoluto a soli 22 anni del titolo vinto con il suo club in Olanda. Il suo bottino racconta di 9 gol ed 11 assist. In Copa America non sarà titolare, la Nazionale l’ha appena “assaggiata” (11 presenze) anche per la difficile collocazione tattica nel sistema di gioco di Berhalter, ma è uno di quelli che può creare giocate che spostano gli equilibri. Chiude il reparto Luca de la Torre, che francamente è uno dei pochi a poter dire di aver trovato il suo habitat ideale in Liga al Celta Vigo: abbina entrambe le fasi senza eccellere in nulla, aiuta l’allenatore ad avere garanzie in caso di necessità dalle riserve. 

Attaccanti: Christian Pulisic (Milan), Timothy Weah (Juventus), Folarin Balogun (Monaco), Brenden Aaronson (Union Berlin), Ricardo Pepi (PSV Eindhoven), Josh Sargent (Norwich City), Haji Wright (Coventry City). 

Arriviamo al reparto con le stelle più luminose, l’attacco. Timothy Weah, dopo una stagione di normale adattamento, è chiamato a convincere fra Copa America e pre-campionato con il nuovo tecnico bianconero Thiago Motta. Figlio d’arte, Weah sapeva che in un club come la Juventus il tempo concesso per adattarsi non sarebbe stato poi molto, ecco perché dopo una sola stagione non così convincente, la prima in Italia per lui, è spesso inserito ora dai media come uno dei nomi sacrificabili sul mercato per la Vecchia Signora. Rumors a parte però, Weah è considerato fra i prospetti più interessanti della Nazionale, dove gioca sempre, a destra nel 4-3-3. Il tempo è dalla sua ed il destino è nelle sue mani, ora.

Se Weah lotta per farsi strada, Christian Pulisic è il faro ed il simbolo degli Stati Uniti. La chiamata del Milan sembra essere stata davvero la miglior cosa che gli potesse capitare nella carriera, almeno fino ad oggi. Per passare dall’essere considerato una sorta di predestinato rimasto incompiuto, ad un giocatore affermato che ha semplicemente avuto, come tanti altri e per mille ragioni non dipese solo da lui, degli alti e bassi nel suo periodo in Premier League al Chelsea. E’ la guida dicevamo, che ora si può esprimere con più spensieratezza di un tempo per la crescita di altri compagni intorno a lui. Arriva alla Copa America con il biglietto da visita di un pregevole calcio di punizione realizzato nell’1 a 1 contro il Brasile, in amichevole. Si candida ad essere una delle stelle fra chi parte in secondo piano (per le ambizioni della propria squadra) di questo torneo.

Folarin Balogun, ovvero: a proposito di stelle verdissime (ha 22 anni), in cerca di consacrazione. Affiancato anche all’Inter a lungo la scorsa estate, alla fine è stato il Monaco a puntare fortemente su di lui. Cresciuto nell’Arsenal, Balogun ha esordito in prima squadra con i Gunners nel 2020, per poi mostrarsi al mondo con i 22 gol messi a segno nel prestito al Reims fra Ligue 1 e Coppa di Francia nel 2022/23. Agile, dinamico, ha tutto per essere il protagonista a sorpresa di questa manifestazione, se solo saprà farsi scivolare addosso i dubbi lasciati dalla sua seconda annata, non altrettanto esaltante, in Francia. Per età e talento è forse quello che lascia l’impressione di poter migliorare di più.

Il posto da centravanti lo contenderà a un altro giocatore messosi in mostra al PSV Eindhoven, quel Ricardo Pepi che di anni ne ha uno in meno ed in Europa ci è arrivato da due e mezzo (Augusta e Groningen gli step prima del PSV). 7 reti in Eredivise per lui (le stesse di Balogun in Francia) oltre che due assist, nonostante non partisse mai titolare nella cavalcata del suo club verso il titolo. Anche in questo caso si ragiona più in termini di potenziale e di ciò che mostra di poter limare a livello di caratteristiche, più che di ciò che ha già dimostrato. Lo stesso Pepi ha raccontato che Berhalter lo ha incoraggiato ad avere pazienza, visto che pur con poco spazio, sta giocando bene “Ed in uno dei migliori 25 club al mondo”. Certo, avere uno abituato a entrare ed incidere in 20 minuti si potrà rivelare anch’essa un’arma per il ct, nelle partite da dentro o fuori.

La duttilità ha dato una seconda vita in Nazionale a Haji Wright: mai aveva segnato addirittura 16 reti in carriera come ha fatto con il Coventry in Championship infatti, dove il tecnico Mark Robins lo ha reinventato esterno d’attacco a sinistra. Se all’Antalyaspor era avvenuta la sua esplosione come attaccante dunque, la nuova posizione gli permetterà di offrire più soluzioni, ma è chiaro che su quella fascia Pulisic giocherà anche con una gamba sola. La staffetta in quella zona sarà questa comunque: anche con la Colombia il cambio fatto da Wright ha confermato che Berhalter lo vede lì, dopo averlo richiamato a giocare per gli States dopo più di un anno e mezzo. Sempre in quella posizione d’altronde lo stesso Wright si è regalato una serata che difficilmente dimenticherà, subentrando in semifinale di Nations League contro la Giamaica e firmando l’incredibile rimonta contro la Giamaica con una doppietta. Nell’ottica delle rotazioni importante sarà nell’economia della gestione delle forze l’apporto che dovrà saper dare Brenden Aaronson, quest’anno all’Union Berlino in prestito dal Leeds. Anche lui in Inghilterra ha faticato, mentre in Germania ha trovato spazio e si è fatto notare soprattutto per la costanza di rendimento, più che per i numeri. Applicazione tattica e capacità di adattamento le sue armi migliori: con Berhalter è stato visto davvero in ogni posizione dalla mediana in su. Parte in seconda linea. Così come Josh Sargent del Norwich, la minaccia dalla quale devono guardarsi Balogun e Pepi: in Championship ha reso che è una meraviglia con i suoi 16 gol, sfiorando la promozione in Premier (semifinale persa dei playoff). Insomma, il tecnico sembra dire: almeno uno che quest’anno abbia segnato per davvero, seppure in una seconda lega, lo preferisco avere con me.

Portieri: Ethan Horvath (Cardiff City), Sean Johnson (Toronto FC), Matt Turner (Nottingham Forest)

Difensori: Cameron Carter-Vickers (Celtic), Kristoffer Lund (Palermo), Mark McKenzie (Genk), Shaq Moore (Nashville SC), Tim Ream (Fulham), Chris Richards (Crystal Palace), Antonee Robinson (Fulham), Miles Robinson (FC Cincinnati), Joe Scally (Borussia Mönchengladbach)

Centrocampisti: Tyler Adams (Bournemouth), Johnny Cardoso (Real Betis), Luca de la Torre (Celta Vigo), Weston McKennie (Juventus), Yunus Musah (AC Milan), Gio Reyna (Nottingham Forest), Malik Tillman (PSV Eindhoven)

Attaccanti: Brenden Aaronson (Union Berlin), Folarin Balogun (Monaco), Ricardo Pepi (PSV Eindhoven), Christian Pulisic (AC Milan), Josh Sargent (Norwich City), Tim Weah (Juventus), Haji Wright (Coventry City)

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