In un momento in cui il tennis mondiale accende i riflettori sulla stagione della terra rossa, Jannik Sinner resta al centro della scena pur lontano dai campi.
Il numero uno del mondo, fermo per una squalifica di tre mesi concordata con la WADA, continua a guidare il ranking ATP con autorità, frutto di un avvio di stagione brillante culminato con il trionfo agli Australian Open – il terzo Slam in carriera – e una serie di successi che lo hanno reso l’uomo da battere. Nei giorni scorsi, l’altoatesino ha rotto il silenzio con un’intervista esclusiva a Sky, dove ha raccontato per la prima volta il lato più umano di una vicenda che l’ha segnato profondamente. Sinner ha parlato di fragilità, di incertezze, ma anche di una ritrovata consapevolezza. Un’apertura rara per un atleta da sempre abituato a parlare poco e lavorare molto.

Intanto, la preparazione prosegue lontano dai riflettori, con allenamenti in strutture non affiliate. Dal 14 aprile potrà tornare a lavorare con sparring partner accreditati in vista del grande rientro agli Internazionali d’Italia, il torneo di casa dove lo attende un’atmosfera carica di attesa e affetto. Ma l’obiettivo è ancora più ambizioso: arrivare da numero uno al Roland Garros e mantenere così la vetta del ranking per un anno solare. Un’impresa che solo i giganti hanno saputo compiere e che oggi non appare più come un miraggio, ma come una possibilità concreta.
Squalifica Sinner, Ruud voce fuori dal coro: “Jannik innocente”
In un clima tutt’altro che semplice, in cui Jannik Sinner è stato spesso al centro di polemiche e sospetti nonostante la sua comprovata buona fede, arriva una voce fuori dal coro a portare equilibrio e rispetto. È quella di Casper Ruud, numero 6 del mondo, che ha deciso di esprimersi pubblicamente sulla vicenda che ha coinvolto l’azzurro. L’ho sempre considerato innocente ed estremamente sfortunato per quanto riguarda il modo in cui la sostanza è entrata nel suo organismo – ha dichiarato il norvegese, riferendosi alla positività al Clostebol che ha portato Sinner a uno stop di tre mesi concordato con la WADA. Parole che contrastano con l’atteggiamento di altri colleghi che, in questi mesi, hanno preferito sollevare dubbi o prendere le distanze, al punto che il nome di Sinner è stato persino citato come esempio nella causa in corso promossa dal sindacato fondato da Novak Djokovic. In quel contesto, la sua sospensione è stata usata per dimostrare – secondo i promotori – l’eccessiva rigidità del sistema antidoping.

Ruud invece sceglie la via della fiducia e del buonsenso: “Certo che è un caso raro, ma è fisicamente possibile. È dura essere sospesi per tre mesi quando sei innocente. Non ho mai visto Jannik come qualcuno che avrebbe intenzionalmente drogato o imbrogliato”. E sottolinea un punto cruciale: “Siamo estremamente vulnerabili perché esposti a molte persone e luoghi diversi, a una miriade di cibi e paesi diversi”. Una dichiarazione che restituisce a Sinner un po’ della dignità che il rumore di fondo aveva cercato di mettere in discussione, senza successo…a quanto pare.