Ci sono storie che nascono lontano dai riflettori, ma che riescono a illuminare più di mille trofei. Storie di determinazione, di coraggio e di sfide impossibili che diventano missioni collettive.
Il nome che viene subito in mente è quello di Alex Zanardi, pilota, atleta, simbolo assoluto di resilienza. Dopo il tragico incidente in pista, Zanardi non solo è tornato in sella a una handbike, ma ha saputo trasformare la sua vicenda personale in un messaggio universale. Le sue imprese alle Paralimpiadi, i suoi viaggi attraverso l’Italia, il suo sorriso contagioso: tutto è diventato parte di una narrazione che ha ispirato centinaia di persone, con e senza disabilità.

Zanardi ha aperto una strada, una visione: quella in cui lo sport non è solo competizione, ma uno strumento di libertà, affermazione e rottura delle barriere – fisiche, sociali, culturali. Il suo esempio è ancora vivo, ed è il motore silenzioso di tante altre imprese che oggi si stanno scrivendo, lontano dalle telecamere ma vicinissime al cuore di chi crede che la disabilità non sia un freno, ma un punto di partenza. Ed è proprio in questo solco che si inserisce una nuova, emozionante impresa, tutta italiana.
Misasi come Zanardi, impresa da 545 chilometri
La nuova impresa ha il volto di Salvatore Cristiano Misasi, giovane calabrese affetto da tetraparesi spastica, che ha deciso di percorrere 545 chilometri in handbike attraverso la Calabria. Un viaggio epico, ribattezzato “Il Brigante in Handbike”, che partirà il 1° giugno da Laino Borgo e si snoderà in 12 tappe lungo l’intera regione fino a Reggio Calabria. Il progetto nasce all’interno della Fondazione Bullone, di cui Salvatore è uno dei protagonisti: una realtà che accompagna giovani con gravi patologie verso il reinserimento sociale e professionale, aiutandoli a riscoprire la propria identità oltre la malattia. Misasi attraverserà ben tre parchi nazionali – Pollino, Sila e Aspromonte – trainando la sua sedia a rotelle con l’aiuto di una handbike elettrificata, spinto non solo da forza fisica e mentale, ma da un messaggio chiaro: la disabilità non deve essere un limite, ma una spinta al cambiamento.

Ad accompagnarlo ci saranno medici, amici, tecnici sportivi e persino un documentarista, Alessandro Beltrame, pronto a raccontare questa avventura. Tra i sostenitori, anche Barilla, main partner dell’iniziativa. Salvatore ha raccontato con lucidità e coraggio la sua motivazione: “Voglio dimostrare che, se abbattiamo le barriere architettoniche e culturali, non esisteranno più differenze sociali. Questa non è solo una sfida sportiva: è un grido di libertà”. Il progetto non è solo un’impresa fisica, ma un gesto politico, culturale e umano. Un tributo alla propria terra, alle proprie origini e un ponte per cambiare lo sguardo sulla disabilità. Una pedalata dopo l’altra, Salvatore Cristiano Misasi si fa portavoce di una generazione che non si arrende e continua a spingere, oltre ogni limite.