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Riecco il doping, l’accusa è gravissima: nuovo caso

Il 2025 sarà ricordato come l’anno del caso Sinner. La positività al Clostebol del campione altoatesino ha catalizzato l’attenzione mediatica per settimane, riaprendo il dibattito su controlli, contaminazioni involontarie e responsabilità individuali.

Ma sarebbe riduttivo pensare che il doping sia una questione circoscritta a un singolo episodio. Lo sport, da sempre, convive con questo spettro. E i casi emblematici non mancano. Basti pensare alla leggenda nera di Lance Armstrong, sette volte vincitore del Tour de France e poi radiato per una delle più vaste truffe della storia del ciclismo moderno. Il suo sistema organizzato di elusione dei controlli ha fatto scuola, e il ciclismo ha faticato per anni a scrollarsi di dosso quella reputazione compromessa. Ma il doping non è solo una questione da due ruote.

Pillole
Riecco il doping, l’accusa è gravissima: nuovo caso – Sportitalia.it (Pixabay)

Ricordiamo il caso del marciatore Alex Schwazer, campione olimpico e poi protagonista di una vicenda giudiziaria lunghissima e ancora controversa. Oppure le squalifiche nel mondo del tennis, con nomi come Maria Sharapova, caduta sotto i riflettori per l’assunzione del Meldonium. Anche nell’atletica, da Ben Johnson a Alptekin, fino a intere nazionali finite sotto inchiesta come nel caso della Russia, il doping ha fatto più volte saltare la linea di demarcazione tra le prestazioni straordinarie e l’inganno. Il sospetto, a volte, si insinua anche dove non dovrebbe. Ed è proprio in questo solco che si inserisce una testimonianza pesante, lucida e amara: quella di Vincenzo Nibali.

Doping, choc Nibali: “Sono entrati in casa mia”

In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, l’ex campione del ciclismo Vincenzo Nibali ha ripercorso con sincerità disarmante la propria carriera, mettendo in luce quanto la lotta al doping abbia segnato la sua vita professionale. “Ho perso tante gare contro chi poi è stato radiato. Alla Liegi-Bastogne-Liegi fui battuto da Iglinskij, poi squalificato. Alla Vuelta me la giocai con Mosquera, pure lui radiato. Ma non ho mai pensato di doparmi. Ero italiano, vincevo, e il mio team manager aveva un passato ambiguo: ero il bersaglio ideale. Ma mai una volta ho ceduto”.  Nibali ha raccontato di pedinamenti, di controlli continui, perfino di sospetti accessi abusivi in casa alla ricerca di prove. Mi hanno controllato la macchina, il telefono, sono certo che siano entrati in casa mia. Ma non hanno trovato nulla, perché nulla c’era. Mai nella vita ho assunto sostanze proibite – ha dichiarato l’atleta al Corriere.

Vincenzo Nibali
Doping, choc Nibali: “Sono entrati in casa mia” – Sportitalia.it (screen Youtube)

Poi la sua infanzia difficile in Sicilia, del pizzo pagato dai genitori, dell’educazione ricevuta: “I miei mi dicevano: se ti impongono scelte sbagliate, torna. Noi ci saremo sempre”. Una frase che, secondo lui, lo ha salvato. Nibali ha confessato anche il peso della popolarità post-Tour: “Ci assalivano ovunque. Solo dopo il ritiro ho cominciato a vivere davvero”. Ma su un punto non cede: “Possono testare le provette tra cent’anni. Io sono sempre stato pulito. A testa alta, sempre”. Una testimonianza che vale più di mille dibattiti.

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