C’è stato un tempo in cui Novak Djokovic sembrava immune al tempo, alle fatiche, persino agli avversari. Ma la stagione 2025, almeno fin qui, ha raccontato tutta un’altra storia.
Il tennista serbo sta attraversando uno dei momenti più difficili della sua straordinaria carriera, segnato da una serie di eliminazioni premature e da un’inquietante assenza di successi. I numeri parlano chiaro: fuori al primo turno a Indian Wells, fuori subito a Monte-Carlo, altra caduta precoce a Madrid, dove ha perso contro il giovane italiano Matteo Arnaldi. Non solo risultati negativi, ma anche segnali evidenti di un calo fisico e mentale. Djokovic ha dato l’impressione di faticare nel recupero, di non riuscire più a dominare gli scambi con la consueta intensità. In molte occasioni, avversari che un tempo avrebbe battuto senza difficoltà, ora sono diventati ostacoli insormontabili.

Il ritiro dagli Internazionali d’Italia è stato solo l’ultimo tassello di un quadro complesso. Non si conoscono ancora nel dettaglio le motivazioni, ma è chiaro che Djokovic sta scegliendo con attenzione le sue battaglie, focalizzandosi unicamente sui tornei del Grande Slam. Il sogno resta sempre lo stesso: raggiungere il traguardo dei 25 Slam, impresa che gli permetterebbe di distaccarsi definitivamente da Nadal e Federer nella corsa alla leggenda. Ma con l’età – ha compiuto 37 anni – e la concorrenza sempre più giovane e affamata, anche il re dell’equilibrio inizia a vacillare.
Djokovic come Federer, Woodbridge: “Ritiro vicino”
A gettare ulteriori ombre sul futuro di Novak Djokovic ci ha pensato Todd Woodbridge, ex numero uno al mondo in doppio e oggi opinionista di spicco. Intervistato dopo il forfait del serbo agli Internazionali di Roma, l’australiano ha avanzato una previsione che ha fatto il giro del circuito: “Ora sta perdendo contro gente con cui non ha mai perso. Il fattore invincibilità è venuto meno e lui deve prendere una decisione. E sembra che l’abbia presa ritirandosi da Roma”. Secondo Woodbridge, il vero test sarà Roland Garros: “Le prossime cinque o sei settimane sono cruciali. Se farà bene a Parigi, potrà giocarsi le sue carte a Wimbledon. Ma per il resto della stagione e per il suo futuro, dovremo aspettare e vedere cosa deciderà”.

Poi la chiosa che sa di epilogo: “Visto il modo in cui ha parlato ai media, potrebbe presto unirsi a Rafael Nadal e Roger Federer”. Le sue parole trovano eco nei dati: tre sconfitte consecutive al primo turno in tornei di alto livello, contro giocatori come Van De Zandschulp, Tabilo e Arnaldi, sono un segnale. Il digiuno di titoli prosegue, il traguardo del centesimo trofeo in carriera si allontana. Djokovic non ha ancora parlato esplicitamente di ritiro, ma il linguaggio del corpo, le parole velate, i forfait strategici… tutto lascia intuire che qualcosa si stia muovendo. E forse, più presto di quanto si pensi, il tennis mondiale dovrà salutare un altro dei suoi immortali.