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Operazione e carriera finita: l’annuncio sconvolge il tennis

Nel tennis, la linea tra gloria e abisso può essere sottile come una fitta improvvisa alla schiena. Sotto i riflettori dei grandi tornei, le protagoniste della racchetta sembrano invincibili, guidate da un istinto competitivo e da una forza mentale fuori dal comune.

Ma ci sono battaglie che si combattono lontano dal campo, dove il dolore fisico si mescola alla frustrazione, e la carriera rischia di spezzarsi proprio quando è all’apice. In un circuito che non conosce tregua, fermarsi è spesso un lusso. Eppure, per molte atlete, andare avanti significa convivere con un infortunio cronico, un male silenzioso che mina ogni certezza.

Infermiera
Operazione e carriera finita: l’annuncio sconvolge il tennis – Sportitalia.it (screen Youtube)

Rinunciare, per chi è cresciuto lottando punto su punto, è forse la sconfitta più dolorosa. Non si parla solo di sport, ma di identità, di sogni, di sacrifici. Non si lascia il tennis a 27 anni perché si è sazi di vittorie, ma perché il dolore ha superato la voglia di resistere. Alcune, come Sharapova, Clijsters o Bartoli, hanno scelto di fermarsi. Altre stringono i denti, sanno che il tempo è poco e ogni iniezione, ogni fisioterapia, è un credito che si esaurisce. Il pubblico, spesso, non vede. Ma dietro ogni forfait, ogni ritiro improvviso, c’è una storia fatta di diagnosi, paure e speranze sempre più sottili.

Badosa stringe i denti: “Non ho scelta”

Tra le voci che meglio descrivono questa condizione c’è quella di Paula Badosa, oggi numero 10 del mondo, ma costretta a lottare più con il proprio corpo che con le avversarie. Dopo una semifinale agli Australian Open che sembrava preludio al ritorno definitivo tra le grandi, l’incubo è ricominciato. “È una lesione cronica, che durerà per sempre”, ha spiegato a Eurosport Spagna. “Il dolore si manifesta all’improvviso, colpisce il nervo. Non posso nemmeno vivere una vita normale in queste condizioni. Ogni giorno mi sveglio spaventata”. Le sue parole sono un pugno nello stomaco. Badosa racconta di una schiena che fa resistenza, di un’ernia che “tocca il nervo”, rendendo ogni movimento un rischio. So che mi ritirerò giovane e il giorno dopo andrò dritta in sala operatoria – ha ammesso con una certa lucidità, a tratti inquietante.

Paula Badosa
Badosa stringe i denti: “Non ho scelta” – Sportitaliia.it (screen Youtube)

Ma allo stesso tempo non si arrende: “Continuo a giocare perché non ho scelta. Per farmi smettere devono essere i medici a dirmelo. Fino ad allora andrò avanti, anche con le iniezioni, nonostante sappia quanto siano dannose”. Dietro a questo coraggio resta un sogno: “Sogno ancora uno Slam. Quest’anno ci sono andata vicino, quindi lo desidero ancora di più”. Una speranza che non cede, nemmeno sotto il peso della sofferenza. Come a dire che, finché regge il cuore, la racchetta resta un’estensione dell’anima.

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