Nuova squalifica per doping il mondo del tennis è scosso, stavolta con una sospensione di dieci mesi. Si riapre una vecchia ferita
Nel silenzio di un tour che guarda al prossimo slam con gli occhi puntati sui grandi nomi, è arrivata una notizia che ha sparigliato le carte. Ancora una volta, la parola “doping” torna a rimbombare tra racchette, tornei e classifiche.

E lo fa con la stessa forza destabilizzante di sempre, soprattutto perché la vicenda ricorda da vicino un altro caso recente che ha fatto discutere l’intero circuito. Una squalifica è una ferita che colpisce tutto il movimento, a prescindere da chi la subisce.
Squalifica di dieci mesi, si riapre un caso doping
I dettagli hanno iniziato a circolare solo dopo la conferma ufficiale dell’ITIA, l’Agenzia Internazionale per l’Integrità del Tennis. A finire sotto la lente è stata Irina Fetecău, ventinovenne rumena attualmente al numero 675 del ranking WTA, con un passato che l’aveva vista spingersi fino al 207° posto a fine 2021. La sua carriera, come quella di tante giocatrici fuori dai riflettori principali, è fatta di tornei minori, viaggi continui e una costante rincorsa a punti, fiducia e forma. Una battaglia quotidiana che adesso si è interrotta bruscamente.
La motivazione è chiara: violazione delle regole antidoping. Una sostanza proibita rilevata nel suo organismo ha fatto scattare la sanzione. Anche in questo caso, però, la vicenda è tutt’altro che semplice. Come già accaduto per Jannik Sinner, al centro dell’ormai noto caso Clostebol, anche per Irina Fetecău si parla di contaminazione. Un prodotto che, secondo la ricostruzione difensiva, sarebbe stato assunto senza la consapevolezza della presenza di una sostanza proibita. Ma la legge sportiva, si sa, è inflessibile.

– sportitalia.it)
La tennista ha cercato in tutti i modi di recuperare una confezione dello stesso lotto del prodotto incriminato, per dimostrare l’origine dell’errore. Ma non è riuscita a trovarla né in Inghilterra, dove si trovava al momento della positività, né in Romania. E così, dopo aver valutato le prove e ascoltato anche il parere di un esperto scientifico indipendente, l’ITIA ha proposto una squalifica iniziale di dodici mesi, poi ridotta a dieci. Una scelta che tiene conto della buona fede, ma che non evita l’amarezza.
Senza ombra di dubbio, l’episodio riaccende il dibattito sull’efficacia e la rigidità dei controlli antidoping nel tennis. Da una parte c’è l’esigenza di tutelare lo sport e i suoi valori, dall’altra la consapevolezza che, soprattutto nei livelli inferiori del circuito, le tutele per gli atleti sono spesso fragili, e basta un’ingenuità o una disattenzione per compromettere un’intera carriera. E se è già difficile per un top player difendersi in questi casi, immaginate cosa significhi per chi, come Irina Fetecău, vive il tennis come una quotidiana scalata al buio.
La squalifica è ufficiale, ma la vicenda lascia aperti molti interrogativi. Perché quando la differenza tra colpevolezza e errore sta in un’etichetta poco leggibile o in un ingrediente nascosto, il confine diventa pericolosamente sottile. E allora non resta che augurarsi che casi come questi servano almeno a migliorare il sistema, prima che un’altra carriera venga messa in pausa per un errore forse evitabile.