
“Quella strana convinzione che le vicende che capitano abbiano un senso ulteriore, significhino qualcosa; che la vita con le sue vicende racconti qualcosa di sé, ci sveli gradatamente qualche suo segreto, stia davanti a noi come un rebus il cui senso è necessario decifrare, e le vicende che viviamo siano la mitologia della nostra vita e in questa mitologia stia la chiave della verità, e del mistero. Si tratta forse di un inganno? È possibile, è addirittura probabile, ma non riesco a sbarazzarmi del bisogno di decifrare continuamente la mia vita.”
Parlava così Milan Kundera, affermando come sia davvero complicato cercare un senso a ciò che accade. Ed è proprio quello che percepiamo oggi, perché le risposte dopo la morte di Diogo Jota probabilmente non arriveranno mai. Il calciatore del Liverpool è scomparso stanotte, insieme a suo fratello, in un incidente d’auto. In una nube oscura di fumo è sfumata una vita che stava appena cominciando, con l’attaccante portoghese che meno di due settimane fa aveva sposato l’amore più grande, che aveva dato alla luce i suoi tre figli e con la quale si preparava a una nuova fase dell’esistenza.
Quel “Para Sempre” che Jota aveva pubblicato sui suoi canali social sembra un beffardo scherzo del destino, e fa capire come la linea tra la vita e la morte, tra ciò che è scontato e ciò che ci appare lontanissimo è davvero sottile. Un destino crudele a cui non possiamo dare spiegazioni, quel senso della vita che ora ci sembra così lontano, poco decifrabile. Perché sulla A-52 di Zamora, oltre a quella di Diogo e suo fratello, si sono spezzate anche le vite di chi stava per cominciare un viaggio insieme. In momenti come questi è complicato parlare di calcio, è complicato parlare di tutto.
Probabilmente domani le nostre vite torneranno le stesse di prima, come ogni volta che qualcuno ci lascia. Sarebbe importante, questa volta, capire però come la vita sia come un leggero soffio di vento in una notte d’estate, e come un attimo preciso – deciso dal fato – possa modificare il corso delle cose, la storia di una famiglia, persone che resteranno ricordi.
Ed è proprio dai ricordi che bisogna ripartire, per alimentare quella voce di speranza utile ad andare avanti. Poi c’è la retorica, certo, ci si lamenta dei contratti di lusso dei calciatori, calendari affollati e altri argomenti che in momenti come questi ci fanno capire come le cose importanti siano altre. Ci sono le polemiche, che però in giorni come questi perdono tutto il significato possibile. Perché oggi, a perdere la vita, sono stati due ragazzi di 26 e 28 anni. Un ticchettio sull’orologio che improvvisamente si interrompe, come le nostre esistenze. E come quella linea, sottile, che spesso ci ricorda come la vita sia imprevedibile.