Un grave lutto ha colpito il mondo dello sport italiano: se ne va un campione troppo presto, lasciando un vuoto immenso tra atleti e tifosi.
Ci sono notizie che lasciano senza parole, che spezzano il ritmo della quotidianità con la brutalità di un fulmine a ciel sereno. È quello che è successo in queste ore, quando si è diffusa la notizia della morte di un uomo che non era solo un atleta, ma un punto di riferimento per tutto lo sport italiano.

Non è semplice da accettare, perché non parliamo di qualcuno in là con gli anni o segnato da una lunga malattia. No, stavolta la morte ha colpito dritta, all’improvviso, proprio nel cuore di una manifestazione sportiva.
Il campione stroncato da un infarto
Luca Tranzillo, 52 anni, ha perso la vita mentre stava affrontando una delle prove simboliche per ogni amante del nuoto: la Traversata dello Stretto di Messina. Una sfida intensa, affascinante, piena di significati. Eppure, quella che doveva essere una giornata di sport, di mare, di passione, si è trasformata in tragedia nel giro di pochi attimi. A stroncarlo è stato un infarto. Un malore improvviso, devastante, che non gli ha lasciato scampo. I soccorsi sono intervenuti subito, certo, ma purtroppo non c’è stato nulla da fare.

“Basta un attimo e quella che doveva essere una giornata di sport si è trasformata in tragedia”, ha scritto con dolore la Federazione Italiana Nuoto Calabria. Una frase che racchiude tutta la drammaticità di un evento che ha sconvolto non solo chi era presente in acqua o a bordo, ma l’intero mondo sportivo nazionale. Perché Luca Tranzillo era molto più di un semplice partecipante. Era un nuotatore master di grande esperienza, un istruttore attento, un dirigente appassionato, un organizzatore instancabile. Un volto noto e stimato, soprattutto a Roma, dove era dirigente del Forum Sport Center e consigliere regionale della FIN Lazio con delega alla propaganda.
Chi lo conosceva, chi ha lavorato con lui o ha nuotato al suo fianco, ora è sotto shock. Colleghi e amici raccontano di una persona sempre presente, capace di mettere entusiasmo e competenza in ogni iniziativa. E soprattutto, di un uomo che aveva ancora tanto da dare. Perché, senza ombra di dubbio, la sua era una figura solida, autorevole, capace di unire i mondi diversi del nuoto: quello della competizione e quello della formazione, quello dei giovani e quello dei master.
Oggi, l’Italia sportiva lo piange. Non solo chi lo conosceva da vicino, ma anche chi, pur non avendolo mai incontrato, si rivede nella passione che lo ha mosso fino all’ultimo. Perché morire facendo ciò che si ama può sembrare una consolazione poetica, ma il dolore resta, enorme. E resta anche il senso di ingiustizia per un destino che non guarda in faccia nessuno. Tranzillo non c’è più, ma il suo esempio continuerà a nuotare nelle acque che tanto amava.






