Jannik Sinner ha riscritto la storia del tennis italiano e i suoi tifosi sono già in festa: ecco perché ha già vinto.
C’è qualcosa di speciale nell’aria, lo si percepisce anche senza accendere la TV o leggere i titoli. I social impazziscono, le piazze si riempiono, l’orgoglio azzurro si alza come un’onda incontenibile.

E tutto questo ha un nome preciso: Jannik Sinner. Il ragazzo venuto dalle montagne, con la faccia pulita e il tennis letale, ha fatto qualcosa che fino a pochi anni fa sembrava fuori portata perfino per l’immaginazione più ottimista.
Sinner batte tutti, record compresi
Eppure è tutto vero. Jannik è in finale a Wimbledon, il tempio del tennis, e ci è arrivato nel modo più epico possibile: battendo Novak Djokovic in semifinale. Sì, proprio lui, l’uomo che ha dominato il tennis mondiale per oltre un decennio. Un’impresa che non solo ha mandato in visibilio i tifosi italiani, ma ha certificato, se mai ce ne fosse stato ancora bisogno, che Sinner è ormai parte dell’élite assoluta di questo sport.

E infatti non parliamo più solo di un grande talento. Parliamo del sesto uomo nell’Era Open a raggiungere quattro finali Slam consecutive. Prima di lui, soltanto giganti come Federer, Nadal, Djokovic, Murray e Lendl. Un club ristretto, quasi blindato, dove si entra solo con la carta d’identità dei fenomeni. Federer, per capirci, ne aveva messe in fila addirittura dieci. Sinner è ancora lontano da quei numeri, certo, però è sulla strada giusta e ci è arrivato in un lampo.
Sì, perché l’altoatesino ha anche polverizzato un altro primato, quello del minor intervallo tra la prima finale Slam raggiunta e il completamento della serie. Nessuno, nemmeno Courier, era riuscito a farlo così in fretta. E intanto, senza troppo clamore, ha già superato anche una leggenda italiana come Nicola Pietrangeli, diventando il tennista azzurro con più finali Slam disputate. In meno di dodici mesi, ha completamente riscritto la gerarchia storica del tennis tricolore.
Ora, ad attenderlo c’è Carlos Alcaraz. Una rivalità fresca, elettrizzante, che promette di accendere il tennis per molti anni ancora. Però stavolta le premesse sono diverse. Sinner arriva da numero uno del mondo, con una maturità agonistica che impressiona e con la consapevolezza di chi non ha più nulla da dimostrare. Manca solo la ciliegina sulla torta, come si suol dire. Ma la torta, intanto, è già bell’e servita.
Per l’Italia sportiva è già una festa. Perché Jannik, con il suo stile silenzioso e la racchetta che parla per lui, ci ha portato in cima al mondo. E a prescindere da come finirà questa finale, una cosa è certa: non sarà l’ultima.






