Jannik Sinner entra nella leggenda: vince Wimbledon e asfalta Carlos Alcaraz di nuovo anche fuori dal campo.
Ci sono giorni che rimangono impressi per sempre nella memoria collettiva, e questa finale di Wimbledon rientra senza ombra di dubbio tra quelli. Jannik Sinner, il ragazzo di San Candido che ha fatto innamorare l’Italia e il mondo intero, ha alzato al cielo il trofeo più iconico del tennis.

Lo ha fatto con la naturalezza di chi è consapevole della propria forza, ma anche con la maturità di chi sa che certi momenti vanno afferrati al volo. E lui lo ha fatto, senza esitazioni. La finale con Carlos Alcaraz, attesissima da giorni, si è risolta in modo forse meno epico di quanto ci si aspettasse.
Jannik Sinner da leggenda, Alcaraz battuto anche dopo Wimbledon
Dopo la maratona emozionante del Roland Garros, stavolta Sinner ha scelto una via più diretta. Ha aggredito la partita dal primo punto e l’ha portata a casa con autorità, senza mai concedere all’avversario quello spazio psicologico in cui solitamente riesce a ribaltare le partite. Alcaraz resta il numero due del mondo, e va detto che non ha giocato male. Però Sinner era di un altro pianeta, superiore in tutto.

Con questo trionfo, Jannik entra in un club esclusivo. A soli 23 anni è riuscito a vincere tre tornei del Grande Slam: Australian Open, US Open e ora Wimbledon. Difenderà il titolo a New York, ma intanto può godersi un primato che racconta molto più dei numeri. Prima di lui, solo cinque tennisti nella storia erano riusciti a raggiungere questo traguardo a quell’età: Jimmy Connors, Pete Sampras, Roger Federer e Rafael Nadal. Non Alcaraz, per intenderci. E questa differenza, al netto della rivalità sportiva, pesa eccome.
Il tennis sta vivendo una nuova era, e Jannik Sinner ne è il volto principale. È il numero uno del mondo, è il più costante, è il più completo. Ma soprattutto, è quello che sa trasformare le aspettative in risultati. Non si è limitato a promettere, ha mantenuto. E lo ha fatto con quel suo modo silenzioso, elegante, mai sopra le righe. Un ragazzo che ha sempre preferito parlare con la racchetta, e che adesso grida al mondo il suo messaggio: il futuro è adesso, e ha i capelli rossi.
In Italia si parla giustamente di impresa storica. Ma fuori dai confini, tra gli addetti ai lavori, si inizia a capire che questo non è solo un campione di passaggio. È un fuoriclasse destinato a dominare. E mentre il mondo del tennis prova a metabolizzare l’ennesima impresa, Jannik guarda già avanti. Perché vincere è straordinario, certo. Ma lui, ormai, ha imparato a farlo sembrare normale.






