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ESCLUSIVA SI Il talent scout Guffanti: “Estupiñán? Il più simile a Theo. Lucca esempio di come lavora l’Udinese”

Riccardo Guffanti, noto talent scout passato fra le altre da Udinese e Cagliari di recente e autore del libro “La giusta osservazione” (edito da Libraccio – Kudos) è intervenuto in esclusiva a Sportitalia per parlare di alcune tematiche legate ad alcuni talenti che stanno emergendo nel calcio.

Quale giocatore le ha dato più soddisfazione scoprire?
“Non c’è un solo nome, ma seguo il cuore e dico Chrīstos Kourfalidīs. Classe 2002, quest’anno ha giocato al Cosenza, lo portai al Cagliari. Faccio il suo nome perché è un ragazzo che abbiamo trovato nella periferia di Salonicco, a un raduno di ragazzi greci, oltretutto dilettanti. Dico ‘di cuore’ innanzitutto perché mia mamma è greca, ma soprattutto perché quando diventa giocatore un ragazzo trovato nella periferia di Salonicco, che giocava su campi spelacchiati, beh è una soddisfazione. Questo per dire che a volte ci dimentichiamo del calcio di base, dove si possono trovare giocatori con prospettiva”.

Altri?
“Rachid Kouda, trovato dalla Folgore Caratese e portato alla Primavera del Cagliari, poi Cavuoti che è un 2003, è nel ritiro del Cagliari con la prima squadra. Non è così difficile trovare anche profili interessanti in questo calcio, quello che io definisco di strada”.

Ci si chiede: i talenti non ci sono in Italia? Oppure ci sono, ma non vengono valorizzati?
“Ci possono essere i talentuosi, non i talenti, perché i talenti è difficile che non emergano. Quando si parla di talenti bisogna riferirsi a una certa fascia di età che è tra i 16, 17, 18 anni, quella dove c’è la definizione fisica, tecnica, anche caratteriale del ragazzo. Il talento poi gioca con i grandi a quell’età, deve essere fuori dalla norma. Talentuosi invece sono tutti quei ragazzi che sono più o meno con una buona predisposizione. Questi pagano po’ la nostra mentalità fortemente legata al risultato immediato. Un discorso ampio che parte dai settori giovanili, dal calcio professionistico di base, dalla Serie C dove i settori giovanili un po’ si sono persi”.

Perché?
“Perché ovviamente per abbattere i costi si cercano sempre i ragazzi dati prestito dalle società maggiori di Serie A e non si capisce che se non allevi un tuo giocatore anche sotto l’aspetto economico poi alla fine ci perdi. Hai delle prestazioni del giocatore in quel momento sportivo, ma da ragazzi di proprietà di un altro club. Abbiamo dato troppa importanza ai risultati. Ogni fine stagione sportiva si parla di ragazzi che sono campioni d’Italia. Ma campioni d’Italia di che cosa? Ci sono le finali Under 15, Under 16, Under 17 e via dicendo. Tante volte i nostri tecnici di questi settori giovanili perdono un po’ il senso del formare e dell’insegnamento. La loro settimana diventa una settimana cosiddetta tipo, finalizzata a vincere domenica”.

Per questo poi faticano?
“Succede che quando escono faticano e magari poi vengono fuori quando hanno 23-24 anni. Noi invece quel giocatore lì dovremmo maggiormente tutelarlo, crederci. Anche nelle prime squadre di Serie A. Non tutti, ma uno o due in rosa ogni anno”.

Faccio un esempio: Camarda. Fa bene il Milan a mandarlo al Lecce?
“Premesso che non mi permetto di giudicare le scelte del club che lo conosce bene, ma parlo in generale e non solo di Camarda, voglio parlare dei tanti Camarda che ci sono. Questa strategia mi convince nel momento stesso in cui la politica è quella che ti ho appena descritto. Non mi convince se la politica sia invece differente. Io penso che nel reparto offensivo del Milan lui debba trovare una collocazione. Poi magari non farà 38 partite di serie A, magari farà 10 presenze, ma quelle 10 presenze lo fanno maturare ancora più in fretta. Non voglio entrare poi nel merito delle strategie rossonere”.

Servirebbe maggior convinzione nel puntare fortemente su questi ragazzi?
“La qualità di lavoro dei nostri settori giovanili è alta, per cui questo lavoro nella parte finale del percorso va sostenuto dalle prime squadre. Dare piccole dosi a profili giovani interessanti, che devono misurarsi con le prime squadre importanti, se realmente consideri quel ragazzo talentuoso o di talento”.

Lorenzo Lucca Italia
Lorenzo Lucca (Foto: Getty)

Sull’Udinese, quali sono i giocatori che ha scoperto di cui va più fiero?
“E’ una società che porto nel cuore. La differenza lì la fa la società, la strategia societaria. E le figure, le persone che compongono il gruppo di lavoro. Parto dalla famiglia Pozzo, ma lì da anni ci lavora una persona straordinaria e con una competenza straordinaria che è Andrea Carnevale, a capo dell’area scouting. Non è una moda: l’Udinese cerca giocatori sia nella regione pesca stranieri di talento anche per esigenza, pensate che a 40 chilometri c’è l’Austria, a 15 c’è la Slovenia. Non parliamo di ragazzi che fanno tutta la trafila del settore giovanile, ma magari presi direttamente per la Primavera o per la prima squadra. E chi allenava o chi allena l’Udinese sa benissimo che ha questa funzione: oltre al risultato sportivo c’è anche il lavoro di dover far crescere, valorizzare e migliorare quei giocatori presi dalla rete straordinaria di scouting dell’Udinese”.

Lucca al Napoli?
“L’esempio perfetto. Soltanto l’Udinese è riuscita a inquadrarlo quando lui è iniziato a venire fuori dai tempi del Palermo. L’hanno inquadrato intravedendo le sue potenzialità. L’hanno seguito e questo è un ragazzo che poi ha fatto il suo percorso, così l’Udinese oggi arriva a creare economia. Una cosa questa che possono fare tutti: anche i grandi club hanno bisogno di produrre economia. In società grandi come Inter, Juventus, Roma o Napoli magari questa forzatura, se si può definire così, la riduci. Ma deve esserci, perché se non ce l’hai non puoi sempre pensare che investendo 20 poi quel giocatore ti possa rendere 40. Ritorniamo al Camarda della situazione

Ci parla di Estupinian, che va verso il Milan? Venne all’Udinese.
“Lo vidi nel 2016 prima di interrompere il mio rapporto con l’Udinese, poi fu preso poi dall’Udinese e girato al Granada. Ha continuato in Spagna, poi dopo è ritornato ovviamente in Inghilterra dove ha giocato negli ultimi anni con De Zerbi. Lo prendemmo a un milione credo, oggi il Milan ci pensa per sostituire Theo Hernandez. Di tutti i nomi che hanno fatto è quello che più di tutti per caratteristiche assomiglia a chi è uscito. Corsa, buon piede, non so quanti assist abbia fatto, ma assist veri. Ha forza esplosiva, tecnica. Usciti Theo e Reijnders, penso che arrivassero Estupinian e Jashari il Milan non si sia indebolito come qualcuno pensa, considerando anche Ricci e Modric in mediana”.

Sul suo futuro?
“Sono libero, ma guardo tante partite. Ogni giorno dedico dalle 2 alle 4 ore ai campionati del Nord Europa che sono già iniziati, per esempio. Se qualcuno vuole approfittarne, sono a disposizione anche se non ci sarà nessuna forzatura da parte mia”.

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