
Pep Guardiola non ha ancora fissato una data precisa, ma su un punto non ha dubbi: al termine della sua esperienza con il Manchester City si prenderà una pausa. Lo ha rivelato in una lunga intervista a GQ Spagna, realizzata nella sua Barcellona, in occasione del lancio di una nuova clinica del benessere di cui è socio. In un contesto intimo e riflessivo, Guardiola ha parlato a cuore aperto del proprio futuro, anticipando un nuovo periodo sabbatico, proprio come accadde dopo il suo ciclo al Barcellona. “È una decisione presa, anzi più che presa”, ha spiegato. “Non so ancora per quanto tempo mi fermerò: un anno, due, cinque, dieci… non ho idea. Ma succederà dopo questa avventura col City. Sento il bisogno di staccare, di dedicarmi a me stesso, al mio corpo. Devo farlo”.
Una stagione difficile
Il tecnico catalano ha anche analizzato la stagione 2024-25, la più complicata da quando è sulla panchina del City. “Quando vinci sei Premier League, è normale vivere un momento di flessione. È nella natura umana. Forse avremmo dovuto cambiare più giocatori, ma è facile dirlo dopo. Abbiamo comunque raggiunto la finale di FA Cup e chiuso terzi in campionato, non dodicesimi: non è stato un disastro. Ci sono stati mesi difficili, senza vittorie, ma anche questo serve. Gli infortuni ci hanno aperto gli occhi su ciò che non ha funzionato. Alla lunga, credo che tutto questo sarà utile”.
Le critiche e la pressione
Guardiola ha riflettuto anche sulla gestione delle critiche e sulla pressione costante che accompagna il suo lavoro: “Le critiche me le aspettavo, fanno parte del gioco e a volte ti danno anche energia. Sono le stesse persone che dicevano che vincevo al Barcellona solo perché conoscevo l’ambiente, o che il calcio inglese era troppo diverso per me. Ma nello sport non si può vincere sempre. Michael Jordan ha vinto sei anelli in quindici anni, Tiger Woods ha perso più major di quanti ne abbia vinti. Io ho allenato 16 stagioni e ne ho vinte 13. Ho perso anche io, ma non mi è andata male”.
Guardiola rivendica l’impegno e la dedizione costante, anche nei momenti più difficili:
“In un mondo che ci impone di essere sempre felici, io sono felice di sapere che ho dato tutto. Non ci siamo arresi, anche se i risultati non sono stati quelli sperati. Continuerò a provarci, convinto che l’anno prossimo andrà meglio. Ma è vero: non c’è altra professione in cui 60.000 persone cantano che perderai il lavoro il giorno dopo, come è successo a me per mesi. La pressione è enorme, e solo chi è dentro può capirla”.
Fammi sapere se vuoi un taglio più breve, più tecnico, o più emotivo.






