Jannik Sinner continua a vincere e convincere, ma attorno a lui tornano accuse e sospetti che riaprono vecchie ferite.
Il numero uno del mondo non conosce soste. Infatti, in questa fase cruciale della stagione, Jannik Sinner sta macinando gioco e risultati con una costanza impressionante. Il torneo di Cincinnati, tappa fondamentale in vista degli US Open, è per lui l’ennesima occasione per dimostrare di essere il leader indiscusso del tennis mondiale.

Eppure, come spesso accade ai grandi campioni, le vittorie non bastano a mettere a tacere certe ombre. Perché, proprio mentre sul campo tutto sembra filare liscio, fuori dal rettangolo di gioco tornano insinuazioni che riportano alla memoria vecchi fantasmi.
Sinner: l’accusa è gravissima
Non è un mistero che il caso Clostebol abbia lasciato strascichi. Sinner, già in passato, si è trovato al centro di illazioni e accuse prive di riscontri concreti, frutto di voci e supposizioni che nulla hanno avuto a che fare con sentenze o prove definitive. Però, nelle ultime ore, una nuova uscita pubblica ha riacceso il dibattito, alimentando paure e perplessità tra i tifosi.
Proprio a Cincinnati, infatti, Sinner ha dovuto incrociare le racchette con Mannarino. Il francese, in un’intervista a RMC, era stato uno dei più scettici con parole che hanno fatto rumore: “Io non credo più a Babbo Natale. Poi ognuno, se vuole crederci, è libero di farlo.

Per quanto riguarda questi casi, sono disposto a concedere il beneficio del dubbio, ma penso sia qualcosa di molto sorprendente – ha detto – sui 300 migliori giocatori del mondo sono stati riscontrati due test positivi, e sono entrambi i numeri uno dei rispettivi ranking”. Un riferimento neppure troppo velato, che inevitabilmente è stato letto da molti come un’allusione a Sinner e a quanto successo in passato.
Dichiarazioni di questo tipo, senza ombra di dubbio, creano un clima pesante. Non solo perché insinuano sospetti senza prove concrete, ma anche perché rischiano di offuscare i meriti sportivi di un atleta che, numeri alla mano, sta scrivendo pagine importanti della storia del tennis italiano. E Sinner, come sempre, ha scelto la via del silenzio mediatico, preferendo rispondere con le armi che conosce meglio: il servizio potente, il diritto incisivo, la concentrazione assoluta.
La sua vittoria contro Mannarino, arrivata con la solita autorità, è stata il segnale che in campo le polemiche non trovano spazio. Certo, il dibattito fuori resta acceso, e probabilmente lo sarà ancora per un po’. Ma se c’è una cosa che Sinner ha dimostrato, è la capacità di isolarsi dal rumore di fondo, trasformando ogni parola detta contro di lui in un motivo in più per spingere sull’acceleratore. E, alla vigilia degli US Open, questo spirito combattivo potrebbe essere l’arma decisiva per andare a caccia di un altro trionfo da numero uno vero.






