
Francesco Pastorella, ex responsabile del dipartimento Sustainability & Community Relations della Roma, ha ripercorso la sua esperienza in giallorosso durante un’intervista concessa a Roma TG.
”I Friedkin hanno salvato la Roma”
Pastorella ha poi parlato della proprietà americana: “I Friedkin rappresentano la migliore cosa che potesse capitare alla Roma, perché il club era vicino al fallimento. Ho visto da vicino il lavoro di Fienga nel passaggio di consegne e posso dire che i Friedkin hanno letteralmente salvato la società dai tribunali. Per questo dovremmo ringraziarli sempre. Sono imprenditori solidi, hanno raddoppiato i loro ricavi annuali e stanno gestendo bene il club. La Roma non è un asset che produce guadagni immediati, ma il loro impegno economico dimostra quanto ci tengano”.
Sui rapporti personali con la proprietà ha aggiunto: “Parlando con Dan, soprattutto al momento del mio addio, ho scoperto una persona di grande spessore umano. Certo, si affida a collaboratori che a volte non sono quelli giusti, ma questo accade anche in base ai suggerimenti ricevuti. Resta il fatto che i Friedkin stanno investendo in modo serio e stanno costruendo una squadra con giocatori di qualità. È giusto che spendano con criterio: non possono permettersi di gettare 200 milioni l’anno, ma stanno facendo le cose per bene”.
Ambiente complicato
“Non è stato semplice lavorare in un contesto in cui ero l’unico dirigente romanista”, ha raccontato. “Attorno a me c’erano un olandese, un americano, uno di Monza e uno di Faenza: persone che non riuscivano a cogliere davvero le esigenze della nostra tifoseria. Io sono tifoso, so cosa vuole la gente romanista”.
Uno degli episodi più significativi del suo percorso riguarda il dopo-vittoria della Conference League: “Ho voluto che la coppa venisse portata in quattro quartieri popolari della città, perché apparteneva anche ai tifosi. Ho fatto in modo che potessero toccarla anche i non vedenti: una di loro l’ha sollevata e ha detto “Questa coppa è di tutti”. È stata un’emozione che non dimenticherò mai”.






