“Questa è una squadra composta da veri uomini”. Sicuramente una delle frasi che più è balzata all’occhio dalla conferenza stampa di Christian Chivu alla vigilia di Inter-Slavia Praga. E’ chiaro che Chivu ha un compito importante e questa prima fase di stagione sta dimostrando due cose. La prima è che Milano non è Parma ma, nonostante questo, Chivu sta dimostrando di essere un buon comunicatore. E il dna nerazzurro aiuta, eccome. La seconda è che l’ambiente nerazzurra sta vivendo una sorte di fase transitoria tra quello che è stato lo scorso anno e quello che può arrivare in questa stagione.

Chivu non ha paura della pressione mediatica
Chivu è bravo perché non ha paura di parlare, non ha paura di osare e non ha paura della pressione, o delle difficoltà mediatiche che spesso possono arrivare. Va bene avere il dna nerazzurro, ma a Chivu vanno fatti doppi complimenti perché un conto è essere una pedina di uno scacchiere più ampio, un altro conto è essere capo allenatore di un squadra che lo scorso anno non ha vinto nulla e che dopo la fine del ciclo di Simone Inzaghi si aspetta altri risultati.
Poi potremmo parlare di come si è arrivati alla scelta di Chivu, arrivato a Milano anche in maniera inaspettata e sottoposto dunque a una serie di pressioni, critiche e altro per un allenatore che a Parma ha fatto intravedere qualcosa ma nemmeno tantissimo dato il poco tempo a disposizione. Questa Inter è all’inizio di un nuovo ciclo, tra campionato e coppe varie Chivu è all’esperienza più importante di tutta la sua carriera e fino a ora sta gestendo sicuramente bene i vari momenti, che siano di campo o di contorno. In una squadra che aveva bisogno di respirare aria nuova e che con il suo nuovo condottiero può ambire a nuovi tramonti.






