Una nota atleta professionista squalificata per doping, il verdetto è una mazzata. Starà lontana dai campi per anni.
L’utilizzo del doping è diventato una vera piaga, in un mondo sportivo – a prescindere dalla disciplina – in cui sembra che le cosiddette performance enhancing drugs siano ormai diffuse come una vera epidemia. Dai betabloccanti fino al testosterone passando per sostanze apparentemente slegate da un miglioramento della prestazione sportiva che, sotto gara, sono severamente proibite, tanti atleti risultano positivi alle PED giorno dopo giorno.

Grandi atleti come Alex Schwarzer o Lance Armstrong o ancora Jon Jones e Ben Johnson sono stati trovati positivi – anche se in circostanze diverse e spesso in casi molto polemizzati dai sostenitori degli atleti in questione – a sostanze di vario genere dimostrando che il fenomeno non è ridotto a sportivi di livello mediocre e che anche negli ultimi anni, si tratta di un problema diffuso.
Nelle ultime ore è arrivata la notizia che anche una nota atleta impegnata nel mondo dell’atletica è stata scoperta ad utilizzare sostanze proibite. Forse per segnare un precedente e lanciare un forte messaggio contro l’uso di dopanti, la federazione di riferimento ha deciso di essere il più severa possibile, sottoponendola ad una pena molto dura.
Scoperta a doparsi, la maratoneta sospesa per 3 anni
Il sospetto che la donna usasse sostanze c’era già, motivo per cui la AIU, in pratica la Athletic Integrity Unit, ha sospeso già da metà aprile Ruth Chepngetich, una delle maratonete più famose del pianeta. La 31 del Kenya purtroppo è risultata effettivamente positiva all’idroclorotiazide, una sostanza non dopante di per se ma che come ha stabilito la AIU sarebbe stato impiegato per nascondere la presenza di altri dopanti nelle urine consegnate alla commissione.

Il verdetto suona come una bastonata durissima per la carriera della donna che è stata anche la prima al mondo a scendere sotto le 2 ore e 10 minuti nel completamento della durissima gara. I suoi risultati a partire dal 14 marzo fino ad oggi sono ora annullati e trasformati in un no Contest per doping mentre la sospensione sarà davvero lunga: ben 3 anni.
Dallo staff dell’atleta keniota per il momento non sono arrivate repliche. La lotta al doping continua: oltre a dare un vantaggio illecito agli atleti, queste sostanze aumentano drammaticamente e massicciamente il rischio di problemi a reni, fegato e cervello nel periodo successivo all’utilizzo. Difficile pensare che ci siano persone disposte a rischiare una morte precoce solo per avere quello sprint in più in una gara che, con la giusta preparazione, potrebbero comunque riuscire a vincere agevolmente.






