Calcio

Juve, ecco il segreto di Comolli

Prima di tutto, congratulazioni a Ivan e Luca per la vittoria del Workshop di Sportitalia. E in bocca al lupo a tutti gli altri: chi ne avrà voglia, sfrutterà questa esperienza per trovare la sua strada.

Io nel 2015 non ero neanche tra i finalisti, poi la mia strada e quella di Sportitalia si sono incrociate di nuovo ma ciò che ha cambiato il modo di pensare al mio futuro professionale è stata quella settimana trascorsa insieme ai ragazzi che sento ancora a distanza di dieci anni e ritengo amici.

L’idea di calcio di Comolli

Ora passiamo a quello che m’impegna tutti i giorni, cioè la Juventus. E soffermiamoci sulle ultime dichiarazioni di Comolli, che da qualche giorno ha lasciato la carica di direttore generale per prendere quella di amministratore delegato appena lasciata da Maurizio Scanavino. A differenza del suo predecessore, il neo AD è un uomo di calcio con esperienza trentennale: il mondo del pallone lo ha visto da tutti i punti di vista e ora lo vive insieme al supporto dei dati, spiegando che “quello è il modo in cui penso io, è parte del mio modo di guidare il club”.

Ha spiegato Comolli che “la chiave per il corretto uso di dati è un allineamento dall’amministratore delegato a scendere. La relazione tra management e allenatore spesso è il grande ostacolo, il punto in cui si rompe. Serve un ponte, una persona che abbia la conoscenza dei dati e parli il linguaggio del coach.

Strategia dati e algoritmo

Se c’è questa persona e un allenatore è aperto, il ponte funziona. Altrimenti no”. Ora: “Il prossimo passo è usare i dati meglio a livello giovanile, per capire chi ce la farà, come prevenire gli infortuni o l’utilizzo eccessivo dei giocatori”.

Strategia: “La questione da un milione di dollari è capire che differenza c’è tra un attaccante di medio livello e uno top. Non può essere solo tecnica, è psicologica. Ho visto Sinner l’altro giorno a Torino e pensavo, per giocare così devi essere estremamente concentrato e rilassato allo stesso tempo. Come davanti alla porta. E questo è molto difficile, serve l’abilità di rilassarti e respirare in molto meno di un secondo.

Il futuro dei dati, con o senza intelligenza artificiale, è misurare le ideali connessioni tra gli 11 giocatori. Se capiremo chi si connette meglio con chi, cambieremo tutto”. Insomma l’uomo mercato che è atteso a Torino molto presto, oltre a sapere di calcio, dovrà avere un’apertura tale da poter essere considerato un riferimento anche per il team principal francese. Come Spalletti dovrà dimostrare sul campo di essere la guida giusta per una squadra che vuole tornare a vincere, ma che forse – almeno finora – ha faticato a stare dietro alla concessione col proprio DNA, che è quello di vincere.

Giovanni Albanese

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