La sconfitta del Metropolitano contro l’Atletico Madrid non è un semplice incidente di percorso: è l’ennesimo campanello d’allarme che accompagna l’Inter ormai da un anno. Il mercato di gennaio nerazzurro è a un bivio .
Un segnale chiaro, diretto, impossibile da ignorare. I nerazzurri non riescono a vincere gli scontri diretti e il problema, a questo punto, non può più essere attribuito alla guida tecnica o alla transizione da un allenatore all’altro. È qualcosa di più profondo, quasi strutturale.
L’unica eccezione recente rimane la vittoria dell’Olimpico contro la Roma, arrivata però sfruttando la prima occasione utile, più figlia dell’episodio che di un reale controllo emotivo del match. In tutte le altre partite contro avversari di livello, la squadra di Chivu ha mostrato gli stessi, identici limiti: dominio territoriale senza finalizzazione e fragilità evidente sulle ripartenze. Un copione già visto nel Derby e riproposto quasi fedelmente contro i Colchoneros.
Le idee dell’allenatore interista sono moderne, coraggiose, persino affascinanti da un punto di vista teorico. Ma vivono sul filo del paradosso. L’Inter controlla il gioco senza riuscire a controllare le partite; tiene il pallone, ma non tiene la gara. È una squadra che produce tanto, ma si espone altrettanto, e quando il livello si alza questo equilibrio precario diventa un problema enorme.
Proprio per questo il mercato di gennaio rischia di essere un crocevia decisivo. La prima soluzione è quella più immediata: inserire finalmente quell’incontrista “alla Manu Koné” cercato in estate e mai arrivato. Un profilo dinamico, forte nell’uno contro uno e capace di schermare la difesa nei momenti più delicati.
La seconda strada, quasi opposta, punta invece ad aumentare ulteriormente la qualità tecnica in uscita, per ridurre al minimo gli errori che oggi stanno costando punti e fiducia. C’è poi un terzo binario: trovare un giocatore “alla Lookman”, qualcuno in grado di ribaltare l’azione da solo, offrendo una soluzione verticale che le big, ormai, hanno imparato a negare all’Inter.
Le parole di Chivu dopo la sconfitta sono suonate come un indizio chiaro. Il tecnico ha insistito non tanto sull’equilibrio difensivo, quanto sull’errore in uscita che ha aperto la strada alla rimonta dell’Atletico. Un dettaglio che tradisce una visione precisa: il problema, per lui, non è dietro, ma nella costruzione. Non è un giudizio leggero, né casuale.
Quel che è certo è che l’Inter è arrivata a un bivio. Continuare così significa sperare che il sistema regga senza intervenire sulle sue fragilità. Scegliere, invece, significa evolvere. E nel calcio moderno non esiste strada più rischiosa dell’indecisione.
I nerazzurri devono prendere una direzione – tecnica, tattica, strategica – prima che sia il campo a presentare un conto decisamente più salato. E questa volta, a differenza delle ripartenze avversarie, non ci sarà modo di evitarlo.
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